Lo stupro sarebbe avvenuto due giorni fa a Milano, in zona Missori, pieno centro, intorno alle 17 circa. La vittima, una studentessa di 23 anni. Il carnefice, un uomo poi arrestato immediatamente, un clochard della zona.
A sconvolgere sono anche i contorni dell’aggressione: pieno centro, zona Missori di Milano, intorno alle 17 di pomeriggio. La vittima sarebbe una studentessa di 23 anni che passava di lì: la ragazza sarebbe stata aggredita alle spalle e poi picchiata. L’uomo sarebbe stato già identificato. Si tratterebbe di un senzatetto che al momento si trova già in stato di arresto. L’aggressore sarebbe un vagabondo della zona, e ora si troverebbe a San Vittore con l’accusa di lesioni e violenza sessuale. Al momento dell’aggressione, fortunatamente, qualche passante avrebbe udito le grida d’aiuto della ragazza, intervenendo per bloccare la violenza. Immediato l’intervento della polizia locale, già presente nei dintorni della zona con due pattuglie. A quel punto il tentativo di bloccare l’aggressore, terminato con il suo arresto in flagranza. Ora il caso sarebbe passato agli uffici del pm di turno, Leonardo Lesti. Un ennesimo caso di violenza che si aggiunge agli altri casi di stupro sempre più frequenti, come denunciato dal procuratore aggiunto Letizia Mannella nelle scorse settimane. La media giornaliera si aggirerebbe, al momento, sulle dieci denunce per maltrattamenti. Molti di questi sono ricollegabili all’ambiente famigliare, episodi che avrebbero registrato nel periodo appena trascorso picchi preoccupanti.
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Un tema caldo, che proprio di recente si arricchisce di ulteriori elementi a proposito della riduzione di pena avanzata dalla Corte d’Appello nei confronti del 63enne che a Vimercate l’8 giugno 2019 aveva picchiato e violentato una donna di 43 anni all’interno della loro roulotte. L’uomo era stato condannato in Tribunale a Monza in rito abbreviato a 5 anni di carcere. Ora la pena verrebbe abbassata a 4 anni e 4 messi. La motivazione? “In un contesto famigliare degradato, caratterizzato da anomalie quali le relazioni delle donna con altri uomini”, la gravità del dolo risulterebbe attenuata. L’uomo verrebbe definito “mite” dalla Corte d’Appello di Milano, addirittura “esasperato dalla condotta troppo disinvolta della donna che aveva passivamente subito fino a quel momento”. La sentenza parlerebbe chiaro: l’insieme di queste circostanze “se certo non attenua la responsabilità”, per i giudici “è tuttavia indice di una più scarsa intensità del dolo, e della condizione di degrado in cui viveva la coppia”. Una sentenza che, in maniera inevitabile, ha già scatenato una bufera di polemiche, pronte a ribadire: la “condotta disinvolta” della donna non è una giustificazione in grado di ridimensionare la gravità del dolo; “intensità del dolo” non può essere misurata sulla base dei comportamenti pregressi della donna, ma va misurata soprattutto sulla base dei danni che la compagna subito.
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