La Nigeria approva la castrazione chimica per chi violenta i bambini di età inferiore ai 14 anni. La svolta arriva dallo stato di Kaduna: il governatore firmerà il provvedimento per tramutarlo in legge
Castrazione chimica per chi ha violentato bambini di età inferiore ai 14 anni: è la decisione dello Stato di Kaduna, in Nigeria. Presto, la nuova frontiera della lotta alla violenza sessuale sui bambini diventerà legge. Qui, il governatore Nasir Ahmad el-Rufai, che già in precedenza aveva sostenuto la castrazione per impedire agli stupratori di recidivare, battendosi in ogni aula, firmerà il provvedimento affinché diventi legge. Un metodo invocato tante volte anche nel nostro paese per “rieducare” i sex offender, i colpevoli di reati a sfondo sessuale. Non sarà più tollerata la recidiva.
La mossa dello stato nigeriano – dopo quella più recente del Pakistan – segue l’indignazione dell’opinione pubblica per una lunga ondata di stupri (in ultimo l’omicidio di una studentessa universitaria di 22 anni che, secondo la sua famiglia, sarebbe stata brutalmente violentata e bastonata a morte), che ha spinto i governatori degli stati della nazione a dichiarare un vero e proprio stato di emergenza lo scorso giugno.
Questa zona della Nigeria è di fatto particolarmente soggetta a violenze e attacchi. “Solo pochi giorni fa, banditi armati hanno attaccato una scuola secondaria, rapendo quattro studenti e un insegnante”, la notizia è stata riportata dal giornale nigeriano SaharaReporters).
La Nigeria si allinea al Pakistan e guarda a nuove forme di tutela
Per ora, la legge federale nigeriana prevede già pene tra i 14 anni e l’ergastolo. Provvedimenti ritenuti non sufficienti. Nel 2015, è stata introdotta una nuova legislazione che ha esteso l’ambito di applicazione delle sanzioni per i reati sessuali e ha eliminato il termine di due mesi per la prescrizione del reato. Di pari passo, i governi locali possono inoltre stabilire pene più severe. Il clou si è toccato a giugno: i governatori nigeriani hanno dichiarato lo stato di emergenza per il picco di casi di violenza di genere nel corso del blocco imposto di recente in alcuni Stati per contenere la diffusione del coronavirus.
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In una dichiarazione, i 36 governatori hanno condannato tutte le forme di violenza contro donne e bambine. In quella sede fu fatta un’apertura a modifiche della legge con una chiara promessa. “Siamo impegnati a garantire che i trasgressori affrontino il massimo peso della legge“.