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Cronaca

Scuola: la ripartenza è segnata dallo scandalo

La scuola riparte ma a rilento: le irregolarità sono troppe e la disorganizzazione regna sovrana; cosa sta succedendo all’istruzione italiana?

Coronavirus, scuola: la ripartenza è segnata dallo scandalo – meteoweek

Pronti, partenza, via: la scuola riparte ma non in tutte le regioni italiane. I bambini tornano in aula ma non con le stesse regole e gli stessi ritmi. Alcune prevedono la presenza solo 2 volte a settimana, con buona pace di genitori e nonni lavoratori. In Friuli Venezia Giulia si riprende oggi, in Sardegna martedì 22 settembre e in Puglia, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Campania soltanto mercoledì 24 (il governatore campano Vincenzo De Luca, in realtà, ha detto di non essere sicuro nemmeno di questa data). Vada come vada, ci si fermerà il 20 e il 21 settembre per le elezioni e si ripartirà solo a patto che i contagi non salgano di nuovo.

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L’immagine scandalo che sta girando sui social della nuova scuola italiana – meteoweek

Sciopero scuola: quando sarà?

A pesare su questa presunta normalità come una spada di Damocle, il prossimo sciopero scuola, già annunciato. Era prevedibile, sì, siamo d’accordo. Lo sciopero è stato indetto dai sindacati di base per l’intera giornata del 24 e del 25 settembre e riguarda tutto il mondo della scuola e dell’università: personale dirigente, docente, Ata, Ricerca. Le sigle interessate – Unicobas Scuola e Università, Usb P.I., Cobas Scuola Sardegna e Cub Scuola Università e Ricerca – non raccoglieranno forse un’adesione massiccia, ma potrebbero provocare comunque disagi notevoli: «Non potrà essere garantita la didattica», la formula che adotteranno i dirigenti di elementari, medie e superiori. «Non si può sapere per tempo la portata dell’adesione allo sciopero, il preside non può infatti sapere prima quali e quanti docenti aderiranno alla protesta; ci sono rischi di nuove interruzioni», ha confermato il presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, Antonello Giannelli.

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Il dramma scuola sta travolgendo l’Italia – meteoweek

Scuola: lo scandalo

Negli istituti, comunque, la situazione è ingestibile: di fronte agli edifici si ravvisano numerosi assembramenti (genitori che amabilmente si raccontano le ferie in Sardegna, insegnanti che cercano invano di mantenere l’ordine, curiosi…), nelle aule, invece, i bambini sono costretti a tenere la mascherina per ore. In alcuni casi anche durante la ricreazione. Mancano insegnanti, banchi, materiale scolastico. Il primo dato che mostra il fallimento delle politiche di arruolamento scolastico per il 2020-2021 è quello degli assunti in pianta stabile. I dati sono fermi: su 84.808 insegnanti finanziati dal governo per un’assunzione in cattedra, alla fine ne sono stati stabilizzati 24.400. L’anno scorso, conteggia la Flc Cgil, furono il 48 per cento: 21.236 assunti su 53.627 emissioni. Sono venti punti percentuali in meno. Di docenti in ruolo, si vede, mancano 60 mila insegnanti.

Gli insegnanti che hanno ottenuto il pensionamento dal primo settembre scorso sono stati 39.000, superiori alle previsioni del ministero dell’Istruzione. I cosiddetti precari Covid, assunti per un anno e licenziabili di fronte a un nuovo lockdown, non sono stati ancora quantificati, ma dovrebbero essere tra i 50.000 e i 60.000. Numeri che spaventano perché dimostrano la disorganizzazione generale e non lasciano speranza per il futuro.

“La scuola non è un’isola: in essa vi sono tutte le componenti utili per garantire il futuro: i giovani, la speranza, l’eccellenza, il talento, l’integrazione, la diversità. Si vada oltre l’isola e la solitudine, il sindacato può solo dare un buon contributo. Intorno alla scuola non girano gli squali. Quando in marzo abbiamo iniziato a discutere delle azioni urgenti che sarebbero servite per la ripartenza, qualcuno ha pensato che non fosse necessario ascoltarci. Da allora è iniziata la deriva della chiusura ma è arrivato il momento del dialogo: vanno messe da parte le ritrosie anche in vista del Recovery Fund, così la segretaria della Cisl Scuola Maddalena Gissi alla conferenza stampa sulla scuola.

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Anche Matteo Salvini, leader della Lega, si è schierato contro l’operato della Azzolina – meteoweek

Scuola: verso un nuovo lockdown?

A spaventare i genitori, sconcertati dalla disorganizzazione generale, è soprattutto la possibilità di un nuovo lockdown; anche se la Ministra ha smentito: “Mi sento di escludere un nuovo lockdown generalizzato della scuola: non siamo più quelli di marzo, abbiamo lavorato, le conoscenze scientifiche si stanno evolvendo. I protocolli servono ad isolare i positivi ma ci auguriamo che un lockdown della scuola non sia più pensabile”, ha detto Lucia Azzolina a Carta Bianca.

“Abbiamo previsto degli incentivi per mamme e papà se dovessero restare a casa con i figli – prosegue -. Non vogliamo far sentire sole le famiglie, è un anno complesso. Ma non è detto che se un bambino risultasse positivo, necessariamente tutta la classe debba andare in quarantena”.

Lucia Azzolina verso la sfiducia

Dalla Lega arrivano notizie non proprio rassicuranti per il futuro della Ministra della Pubblica Istruzione Lucia Azzolina: per il centrodestra la misura è colma e la Lega con il responsabile Scuola Mario Pitoni sta lavorando ad una mozione di sfiducia.

Conte intanto ieri – martedì 15 settembre – da Norcia si è allineato al Quirinale. “Sono d’accordo con Sergio Mattarella”, ha detto, “la scuola non è un luogo per le polemiche, ma ha bisogno del sostegno di tutti, continueremo a lavorare per assicurare la didattica in presenza”. Parole che non bastano a sedare le polemiche, ormai la sfiducia è alle porte.

Se ne parla ormai da una settimana e la mozione trova il consenso anche degli alleati: la scuola, insomma, sta mettendo d’accordo proprio tutti. “Noi oggi presentiamo una mozione di sfiducia in Parlamento al ministro Azzolina“, ha annunciato su 7 Gold il leader della Lega Matteo Salvini. “E’ vero che ogni anno la scuola è ripartita sempre a singhiozzo, con supplenze e vuoti. Ma quest’anno è particolare, c’erano sei mesi per potere lavorarci, perché la scuola ha chiuso i primi di marzo. Io mi domando cosa hanno fatto per sei mesi al ministero, di che cosa si sono occupati?”, ha detto Salvini. Domanda legittima che, ormai, si stanno facendo proprio tutti in Italia.

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