Oggi, 16 settembre al processo per l’omicidio di Marco Vannini, il pm Vincenzo Saveriano ha tenuto la sua requisitoria. Di cosa si tratta?
A Piazzale Clodio si riaccendono i riflettori sulla morte di Marco Vannini, il ragazzo di Cerveteri morto a 20 anni la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015. In aula sul banco degli imputati Antonio Ciontoli, la moglie Maria Pezzillo, i figli Martina e Federico. Dopo aver ascoltato le testimonianze di quest’ultimo e della fidanzata Viola Giorgini, oggi si è tenuta la requisitoria del pm e i resoconti degli avvocati della famiglia Vannini, Celestino Gnazi e Franco Coppi. Presenti in aula sono, come sempre, i genitori di Marco, Marina Conti e Valerio Vannini, che da anni chiedono la verità e giustizia per quel loro figlio unico strappato via dal mondo troppo presto.
Parola al pm, Vincenzo Saveriano che ha detto: “Viola ha confermato che siamo in presenza di menzogne e reticenze che hanno caratterizzato tutto il processo e la Cassazione se n’è accorta. Bugie finalizzate a falsificare le prove, ne abbiamo colte 11 nel dispositivo della Cassazione. Qui serve per capire la differenza fra dolo eventuale e colpa cosciente: telefonare al 118 e dare informazioni false è come non aver telefonato. Federico aveva consapevolezza piena della gravità ma non chiama.”
Poi continua: “Tutto parte dalla telefonata e la malafede di Federico sta nel colpo d’aria a cui non fa accenno al 118. La parola pistola e colpo d’aria non le pronuncia mai. Parla di panico e non respira più e la sua malafede è la stessa della famiglia, l’operazione è congiunta a finalizzare la verità, per evitare che come dice Antonio Ciontoli poteva perdere il posto di lavoro. Questo è sconvolgente, di fronte all’emorragia di Marco, e lo hanno condannato a morte.”
Omicidio Vannini: l’udienza del 9 settembre
Nel corso della scorsa udienza, tenutasi il 9 settembre, era stata ascoltata l’attuale fidanzata di Federico Ciontoli, Viola Giorgini. La ragazza era stata ripresa dal giudice perché la sua testimonianza era risultata lacunosa. La ragazza, ex imputata ora è stata assolta ma continua ad avere rapporti molto stretti con la famiglia a processo. La giovane è stata avvertita del rischio di incorrere nella falsa testimonianza in caso di versione non conforme a verità. “Signorina, le ricordo che lei è testimone e ha l’obbligo di dirà la verità, altrimenti incorre nel reato di falsa testimonianza – le ricorda il giudice Giancarlo Garofalo – La invito a essere più credibile”. La sera della morte di Marco Vannini era presente all’interno della villa di Ladispoli dei Ciontoli quando è stato sparato il colpo di pistola nel bagno che l’ha ucciso qualche ora dopo.
La versione riportata dalla Giorgini è conforme a quella della difesa, a cui si erano opposti i genitori di Marco, spiegando come fosse “tecnicamente impossibile“.
Le prossime tappe del processo e la sentenza
Ancora non è chiaro cosa accadde precisamente la notte della morte di Marco ma presto si dovrà giungere comunque ad una sentenza. La prima aveva condannato Antonio Ciontoli a 14 anni e la sua famiglia a 3 anni; in appello la pena per il capofamiglia si sarebbe ridotta a 5 anni, sentenza poi annullata dalla cassazione. Il processo di appello bis avrà ancora due udienze: il 23 settembre e il 30. Non dovrebbero essere sentiti altri testimoni e la sentenza dovrebbe essere emessa proprio a fine mese.