“Maria Paola e io abbiamo dieci anni di differenza. È mia sorella, ma per me era quasi come una figlia. Non le avrei mai fatto del male”. Si contraddice Michele Antonio mentre affronta il drammatico interrogatorio per la morte della sorella Maria Paola, 20 anni. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di averne provocato la morte inseguendo con la sua moto il motorino sul quale viaggiava insieme a Ciro.
L’indagato resta in carcere. Il gip conferma l’accusa di omicidio preterintenzionale configurata dal pm . Il giovane ha agito “animato dal solo intento di spezzare il legame affettivo tra la sorella e Ciro, ed è indicativo di uno scarso senso di civiltà e rispetto nei confronti altrui”, afferma il giudice. Alla base del gesto, secondo la ricostruzione investigativa, ci sarebbe stata l’ostilità della famiglia Gaglione verso la relazione che Maria Paola, aveva con il giovane, donna all’anagrafe ma uomo nell’aspetto e nei comportamenti. Assistito dagli avvocati Domenico Paolella e Giovanni Cantelli, Gaglione ha risposto per oltre due ore al giudice di Nola Fortuna Basile che nelle prossime ore deciderà sulla richiesta di convalida avanzata dalla pm Patrizia Mucciacito, che con il procuratore Laura Triassi coordina le indagini dei carabinieri di Castello di Cisterna. Intanto Gaglione ha respinto l’accusa di omicidio preterintenzionale aggravato dai motivi sopra elencati.
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“Non vedevo mia sorella da Ferragosto, non avevo più sue notizie. L’ho cercata perché volevo parlarle. È vero, ho inseguito il motorino, ma non l’ho speronato. Non avrei mai potuto farlo. È stato un incidente. Andavano a forte velocità, li ho visti sbandare e sono caduti”, queste le prime parole di Antonio durante l’interrogatorio. Sul rapporto della sorella con Ciro ha sottolineato: “All’inizio di certo non ero contento. Desideravo che avesse dei figli, ma alla fine me ne ero fatta una ragione”. “Antonio non ha mai detto quella frase (“Volevo darle una lezione, non ucciderla. Ma era stata infettata da quella”, ndr), afferma l’avvocato difensore durante il processo. Intanto la famiglia è devastata e tutti piangono Maria Paola, Ciro commosso è davanti all’ospedale con un braccio ingessato e un occhio nero, disperato.
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“Volevo darle una lezione, non ucciderla. Ma era stata infettata” Inizialmente rispondeva di lesioni personali, morte come conseguenza di un altro delitto e violenza privata, ma la sua posizione si è aggravata e il 30enne è finito in carcere per omicidio preterintenzionale. Il giovane ha inseguito la sorella e il compagno per parecchi minuti, cercando di farli cadere dallo scooter. Alla fine della corsa, il mezzo con a bordo i due ha perso aderenza ed è fuori strada. Maria Paola è finita su un tubo per l’irrigazione, che le ha tranciato la gola, il compagno, un ragazzo trans di nome Ciro, è finito sul selciato senza però sbattere contro alcun ostacolo. Il fratello, disoccupato, residente al Parco Verde di Caivano (Napoli) si è anche fiondato su Ciro pestandolo, mentre la sorella era ormai morta, è stato arrestato poco dopo. Di certo non era preparato culturalmente a vivere la relazione della sorella con un’altra donna”, afferma durante un’intervista don Maurizio Patriciello, parroco nel Parco Verde di Caivano, l’agglomerato di edilizia popolare in cui i Gaglione vivevano.
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