L'"Afrodite Pesca" con 6 uomini a bordo che con il peschereccio "Matteo Marrarino", con sette uomini di equipaggio sono stati sequestrati nella tarda serata di ieri da motovedette libiche. Ne dà notizia il sindaco della città del Trapanese, Nicola Cristaldi. ANSA
Le voci arrivano da ambienti considerati vicini al generale Haftar, una proposta indecente, che trasformerebbe in ostaggi, i pescatori
La notizia si muove all’interno degli ambienti del generale Haftar e vedrebbe i nostri 18 pescatori siciliani, bloccati a Bengasi da dieci giorni, diventare letteralmente degli ostaggi da scambiare con quattro libici arrestati nel 2015 a Catania, processati in Corte di Assise e in Cassazione, condannati a 30 anni come trafficanti di migranti e assassini. Considerati però da amici, familiari e miliziani libici solo dei presunti «giovani calciatori».
La tesi sostenuta sarebbe delle più singolari. Secondo i parenti degli arrestati, schierati al porto di Bengasi con cartelli rivolti ad Haftar, non si tratterebbe di trafficanti ma di attaccanti e terzini che erano in viaggio per raggiungere la Germania per poter diventare giocatori nelle loro squadre di calcio: «Calciatori in cerca di fortuna, migranti come quelli che viaggiavano con loro, non scafisti».
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Il procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro, ha definito questa ipotesi «ripugnante»: «Altro che giovani calciatori. Non furono condannati solo perché al comando dell’imbarcazione, ma anche per omicidio. Avendo causato la morte di quanti trasportavano, 49 migranti tenuti in stiva. Lasciati morire in maniera spietata. Sprangando il boccaporto per non trovarseli in coperta. Un episodio fra i più brutali mai registrati».
La situazione è destinata ad alimentare profonde polemiche politiche e a dar vita ad una pagina diplomatica molto complessa. I familiari dei 18 pescatori siciliani sono profondamente preoccupati, sono riuniti con gli armatori dei due pescherecci, Antartide e Medinea, in un magazzino del porto di Mazara e protestano contro «l’inefficienza del governo italiano», come dichiarato da Leonardo Gancitano, l’armatore dell’Antartide: «Ci siamo resi conto che con quel pezzo di Libia hanno rapporti solo Turchia e Francia. E quindi abbiamo pensato che forse è meglio rivolgerci a Macron, anziché a Conte…». Una constatazione che fa riflettere, mentre molti dichiarano di poter avere notizie in merito solo da una deputata Cinque Stelle, Vita Martinciglio, eletta a Mazara: «È l’unica a darci notizie. Gli altri impegnati in campagna elettorale. Distratti da quello che diventerebbe un ricatto, se le notizie di uno scambio dovessero prendere davvero corpo». I parenti dei pescatori sono comprensibilmente disperati e preoccupati, Rosa Ingargiola, madre di Pietro Marrone, il comandante del Medinea, ha dichiarato: «La notte non si dorme, il giorno si piange, voglio rivedere mio figlio…».
Il procuratore Zuccaro considera la possibilità anche solo remota di «uno scambio di ostaggi» una enormità giuridica. Gli imputati sono considerati infatti i responsabili di quella che fu definita «la strage di Ferragosto». Cinque anni fa, i quattro libici Joma Tarek Laamami, Abdel-Monsef, Mohannad Jarkess e Abd Arahman Abd Al Monsiff, tutti tra i 23 e i 25 anni, con quattro marocchini, anche loro condannati e reclusi, furono accusati di non avere liberato i 49 migranti rinchiusi in stiva: «Non penso che verremo interpellati, ma da operatori del diritto saremmo assolutamente contrari. Sarebbe una cosa ripugnante», le parole di Zuccaro.
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