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Cronaca

Lo strazio della mamma di Willy: «Massacrato senza pietà, povero figlio mio»

La sconvolgente morte di Willy, il suo sorriso che si è spento tra le atroci botte. La sofferenza di una madre, il suo di dolore non avrà mai fine.

I giornalisti de La Repubblica, nella camera ardente in cui giace il corpo di Willy, assistono inermi allo strazio di Lucia Monteiro Duarte, la madre di Willy, massacrato e ucciso che ora giace in una bara di legno chiaro, avvolta dai veli bianchi ricamati. «Me lo hanno portato via in modo orribile. Gli hanno fatto male, tanto male. Picchiato in maniera selvaggia. Avrà sofferto, chissà quanto. E lui che non poteva fare niente, a terra, indifeso. È vero, Willy? Hai sofferto, massacrato senza pietà, povero figlio mio». Le parole di Lucia, con le mani tremanti, che non riescono ad abbandonare quelle del figlio.

Si rivedono per la prima volta, madre e figlio. Dopo sei giorni dall’omicidio, sono di nuovo insieme. Si prende cura di lui, la mamma, vestito con quell’abito nero, la camicia bianca e la farfallina nera. Accanto, la maglia giallorossa con il numero 10 di Totti e le firme dei giocatori della Roma, la sua squadra. Ha il viso scavato Willy, la morte non gli ha ridato la pace, non è possibile nemmeno quella, la sofferenza è stata troppo grande. Ha la parte sinistra del viso lacerata dai pugni e dai calci, ricomposta nel migliore dei modi dagli addetti dell’agenzia funebre.

La donna parla in portoghese, la sua lingua, continua ad accarezzare il figlio, mentre intorno tutte le persone presenti, venute a rendere omaggio, rimangono in silenzio, impietrite: «Lui aveva tanto da vivere», è una donna minuta Lucia, vestita di nero, il viso asciutto, gli occhi neri e profondi. «Ma non c’è più, non ci sarà più» tira su con il naso, si asciuga le lacrime, poi riprende, «Lui è felice. Sono certa che ci sta guardando, da qui e dall’alto».


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La camera ardente è allestita al piano terra della facoltà di medicina dell’Università di Tor Vergata a Roma. La gente di Capo Verde è riunita per piangere con ritegno Willy. La comunità sfilerà per tutto il giorno, ma non solo loro, anche tantissimi sconosciuti. Lucia e suo marito Armando si sono conosciuti a Lisbona e dal Portogallo 25 anni fa sono arrivati a Roma, prima di trasferirsi nel Frusinate.

“Willy era contento, aveva grandi ambizioni”

Mamma Lucia ha parlato del suo Willy «era contento di Paliano, della scuola alberghiera e adesso del lavoro da chef che faceva nel ristorante dell’albergo ad Artena. Era bravo. Ogni volta tornava a casa e mi spiegava una nuova ricetta. Ma sognava di andare a Roma. “Lì”, mi diceva, “ci sono più possibilità”. Sono sicura che sarebbe diventato un grande cuoco. Aveva ambizioni. Ma era anche tanto generoso. Pensava sempre agli altri». Una veglia composta, con pianti e canti, che sono più una dolce nenia per accompagnare il corpo di Willy verso il funerale di stamattina, alla presenza del presidente del consiglio, Giuseppe Conte. Milena d’un tratto, solo lei, la sorella tre anni più giovane, si lascia andare in un pianto liberatorio, dopo tanti giorni di pressioni e di sofferenza, dopo aver gestito per la famiglia i rapporti con l’esterno.

“Potevo salvarlo ma non ci sono riuscita”

Mamma Lucia, le sue parole disperate: «Vorrei morire. Potevo salvarlo ma non ci sono riuscita». Ha dichiarato nel dolore «Se fossi stata presente, se Dio mi avesse dato qualche segnale, lo avrei difeso da quel pestaggio. Mi sarei fatta uccidere. Invece no, non ero sul posto, non ho salvato il mio bambino». Poi si è rivolta agli amici di Willy, fermi intorno al feretro. «Lui, avrebbe voluto vedervi qui. Ci teneva a voi, eravate la sua forza. Lui era un fuscello. Cosa poteva fare contro quel gruppo che lo picchiava con furia, a sangue, fino a ridurlo così?».


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Mamma Lucia: “Lo hanno picchiato per picchiarlo”

Lucia non pensa che ci sia un movente razzista, dietro il pestaggio mortale di Willy: «Lo hanno picchiato per picchiarlo più forte che potevano», e le viene domandato se gli avvocati dei fratelli Bianchi, di Mario Pincarelli o di Francesco Belleggia, si siano fatti vivi ma Lucia scuote la testa ed aggiunge: «Non cerchiamo vendetta, vogliamo solo giustizia. Crediamo nei giudici e a loro chiediamo di farla».

Una petizione su change.org firmata da settantacinquemila persone, chiede al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, di insignire Willy della Medaglia d’oro al valore civile, perché è “è intervenuto per portare pace in un pestaggio”. «Allora diamo un senso alla sua morte», dichiara la donna «A nessuno, mai, deve capitare in futuro quello che è accaduto a lui» e torna poi a rivolgersi a Willy: «Vero piccolo mio?».

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