Era innamorato dell’ ex sindaca di Casalserugo, Elisa Venturini. Ieri in rito abbreviato davanti al Gup Margherita Brunello. L’uomo, che la perseguitava con lettere, foto hard e regali, è stato condannato a un anno e quattro mesi con la sospensione della pena
Lorenzo Franceschi, il 50enne di Monastier in provincia di Treviso, ha molestato l’ex sindaca Venturini per tre lunghi anni: dal maggio del 2015 all’ottobre del 2018, attraverso una serie di lettere, mail, foto hard e regali non graditi. Il trevigiano in un primo momento era stato arrestato per poi passare agli arresti domiciliari. L’ex sindaco aveva ricevuto decine di mail con apprezzamenti, frasi volgari e immagini inquietanti. Un giorno ha anche chiamato il direttore di una emittente televisiva locale chiedendogli: “Voglio sapere se la Venturini ha partecipato al suo programma qualche giorno fa, per denunciarmi di nuovo”.
Elisa Venturini ieri non ha voluto rilasciare dichiarazioni, ma alcuni giorni dopo l’arresto del trevigiano e per lei la fine di un incubo, aveva detto. “Ho capito cosa significa essere vittima di attenzioni non desiderate. Quando queste storie si sentono in tv, quando si ascoltano i dibattiti su questo argomento, non si capisce cosa significa”. Aveva temuto per la sua sicurezza, considerata anche la lunga fase in cui l’uomo l’aveva messa nel mirino. “Alcuni messaggi erano deliranti – aveva proseguito – non si capiva il senso. Altri mettevano proprio paura. Ogni volta che ricevevo una lettera, un pacco lo consegnavo direttamente in Questura”.
Sono serviti quasi tre anni alla polizia per sciogliere il rebus sull’identità del persecutore. L’uomo infatti contattava la Venturini sempre con indirizzi mail diversi, per depistare e riuscire a farla franca. Così il reparto Anticrimine ha dovuto fare una rogatoria internazionale a Google per riuscire ad arrivare alle sue generalità.
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Poi è arrivato l’episodio che ha dato una svolta alle indagini: il sindaco ha ricevuto al proprio indirizzo di casa l’ennesimo regalo indesiderato. Tradotto, il 50enne sapeva dove abitava. Così è scatta la perquisizione della polizia a casa del trevigiano. Nell’abitazione gli agenti hanno sequestrato il computer e altri dispositivi elettronici e trovato anche una pistola mai denunciata in questura. Il 50enne, difeso dall’avvocato Roberta Canal del foro di Treviso, è stato parzialmente riconosciuto incapace di intendere e di volere. Attualmente è seguito dai servizi sociali, ed è riuscito ad ottenere un leggero sconto sulla pena chiesta inizialmente.
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