Gli istituti dovrebbero aprire lunedì, ma non tutti sembrano intenzionati a farlo. Le proteste dal mondo della scuola non mancano: gli studenti pensano a indire uno sciopero: “Il Governo ha fatto troppo poco”.
La scuola italiana si prepara alla tanto attesa riapertura, prevista per lunedì prossimo. La data del 14 settembre è ormai al centro del dibattito nazionale ed è spesso frutto di accuse e di attacchi. Ma alla fine, tra tre giorhi riprenderà finalmente l’anno scolastico, senza dubbio il più atteso. Tuttavia, in buona parte delle regioni italiane sembra esserci ancora tanta perplessità sul buon esito della ripresa della scuola. Il tutto al di là della simbologia di questa grande e attesa ripartenza, che avverrà in uno dei luoghi “caldi” della diffusione del Covid-19, ovvero Vo’ Euganeo.
Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto. Queste le regioni in cui la scuola ripartirà lunedì 14 settembre, senza se e senza ma. Discorso diverso, invece, per la Sicilia: anche qui la giornata di lunedì sarà dedicata alla riapertura degli istituti. Chi vorrà farne richiesta, però, potrà ottenere un posticipo della partenza dell’anno scolastico al prossimo 24 settembre. Ovvero dopo che sarà smaltito tutto il rito legato alla tornata elettorale, tra referendum ed elezioni previste per il weekend precedente.
Nel frattempo scoppia il caso del Lazio. Mentre a Roma si sta facendo una vera e propria corsa contro il tempo per far ripartire la scuola nei tempi stabiliti, altrove non si può dire la stessa cosa. Nelle province di Rieti e Viterbo, infatti, le scuole resteranno chiuse anche dopo lo svolgimento delle elezioni. La stessa cosa avverrà anche in alcuni Comuni della provincia di Latina. Il motivo non è legato alla necessità di concedere spazi alla tornata elettorale, ma all’organizzazione. Mancano le aule, in alcuni casi mancano anche i docenti e il personale per poter riaprire la scuola.
La questione relativa agli insegnanti è ancora aperta, perchè non mancano le scuole che fanno sapere di non avere abbastanza “staff” a disposizione. La ragione è legata al fatto che, nella maggior parte dei casi, a doversi aggregare sono supplenti in arrivo dal Sud. Anche perchè buona parte dei docenti di ruolo, presenti sul posto, sono risultati positivi oppure non se la sentono ancora di tornare a scuola. La stessa cosa, purtroppo, sta accadendo nello stesso Lazio, dove il problema legato all’esiguità del corpo docente, anche solo per qualche giorno di sostituzione.
Lo si intuisce da una serie di comunicazioni che arrivano direttamente da direttori e presidi di istituti, in Lazio e non solo. “Pur avendo la scuola organizzato i modi, i tempi, gli spazi e i servizi per garantire l’apertura il 14 settembre, si rende nota l’impossibilità di offrire un servizio in sicurezza, considerato il limite di nominare i docenti necessari a una organizzazione che tenga conto della situazione emergenziale. Pertanto l’apertura è rinviata“. Dunque la situazione è tutt’altro che agevole, considerando che tra tre giorni, in qualche modo, si dovrà riaprire.
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Tanto che anche gli studenti si stanno muovendo per far sentire la propria voce. A renderlo noto, con un comunicato diffuso nelle scorse ore, è stata proprio l’Unione degli Studenti nazionale. “A qualche giorno dalla riapertura ancora troppo poco è stato fatto dal governo – si legge nella nota – mancano i trasporti, i lavori di edilizia leggera non bastano, la dispersione scolastica è alle stelle e il numero dei docenti è insufficiente. Per questo scenderemo in piazza il 25 e il 26 settembre“.