Pavia, uccide un amico per l’eredità: poi simula un incidente. Arrestato 48enne

Un’eredità da riscuotere il prima possibile, già promessa dall’anziano amico che, rimasto solo, lo aveva nominato come erede di tutti i suoi beni. Sarebbe questo il movente, secondo la Procura di Pavia, ad aver spinto Nicola Alfano, 48 anni di Milano, a simulare un incidente stradale dell’amico Bruno Lazzerotti di 78 anni, uccidendolo lui stesso.

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Alfano si trova rinchiuso nel carcere di Pavia. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti sembra esserci quella dell’annegamento: il 48enne avrebbe ucciso l’amico in un canale irriguo e successivamente spinto l’auto sulla quale viaggiavano, come se i due fossero usciti di strada. Ma le  indagini condotte dalla Squadra mobile di Pavia, e coordinate dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dal pm Camilla Repetto, hanno stabilito un’altra versione. I fatti risalgono al pomeriggio dell’11 giugno 2019. L’Alfa MiTo condotta dal 48enne milanese, sulla quale viaggiava anche l’amico,viene ritrovata in un canale di irrigazione. Nicola Alfano aveva poi raccontato alla polizia di essersi messo in salvo mentre l’amico non ce l’aveva fatta. La versione dell’uomo sin dall’inizio non aveva convinto: un racconto pieno di contraddizioni, particolari che venivano omessi o che cambiavano di continuo. Le incongruenze erano troppe sulla dinamica dell’incidente e sui tempi della presunta uscita di strada. E poi la posizione statica dell’auto nel canale, non compatibile con la caduta nel fossato. Bruno Lanzerotti sarebbe stato quindi ucciso dall’amico, unico beneficiario dell’eredità, che poi avrebbe architettato un piano per far sembrare la morte dell’uomo, un incidente.


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Gli indizi e poi la verità

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Nel corso di questi mesi le indagini sono proseguite sino a far emergere «plurimi e gravi indizi di colpevolezza», sostiene la Procura che a distanza di 15 mesi del fatto, ha deciso di arrestare l’uomo con l’accusa di omicidio volontario. Il movente, secondo gli inquirenti pavesi, potrebbe essere dunque di natura economica. Bruno Lazzerotti, solo e senza parenti prossimi al quale lasciare i propri averi, aveva già designato quale sue erede universale l’amico 48enne che conosceva da anni. Un gesto sincero che gli è costato la vita. Un’eredità di cui Nicola Alfano sarebbe subito entrato in possesso e che, secondo la Procura, avrebbe spinto il 48enne ad inscenare l’incidente, nascondendo l’omicidio. Il 48enne è si trova ora rinchiuso nel carcere di Torre del Gallo a Pavia, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare richiesta dalla Procura e firmata dal gip.

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