Finita l’estate, scattano anche i rientri in Italia. Molti di questi riguardano lavoratori stranieri tornati nei loro Paesi origine e ora di rientro sul territorio italiano. Il Fatto Quotidiano fa notare: i rientri da Romania e Bulgaria sono circa duecentocinquantamila, e alcune di queste persone torneranno a lavorare con anziani e malati.
L’estate è terminata e iniziano gli spostamenti di ritorno, quelli provenienti dall’estero e diretti in Italia. Così, Il Fatto Quotidiano sottolinea: sono duecentocinquantamila le persone che rientrano da Romania e Bulgaria. Il vischio vero e proprio riguarderebbe soprattutto chi, tra questi, esercita la professione di colf o badante. A confermare la criticità sollevata dal fenomeno, anche Lorenzo Gasparrini, segretario dell’associazione Domina, che riunisce i datori di lavoro, e che al quotidiano afferma: “Siamo in una posizione particolare: le famiglie sono molto spaventate perché stanno tornando colf e badanti che erano nei loro Paesi d’origine, dove i contagi sono ancora molto alti”. Preoccupati anche patronati, associazioni, croce rossa e comitato tecnico scientifico. Il vero nodo da sciogliere, in questo caso, sarebbe di carattere normativo. Infatti se da un lato i datori di lavoro vorrebbero sentirsi al sicuro, dall’altro non possono obbligare i dipendenti a sottoporsi al tampone. Questo anche in virtù del fatto che il nero, in questo settore, arriva al 60%.
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In Italia sarebbero circa due milioni le famiglie con baby sitter, colf o badanti, spesso provenienti dall’Est Europa. Dall’altro lato, un dato: a causa dell’aumento di focolai nei Paesi dell’Est Europa, in Italia è stato predisposto l’obbligo di quarantena per chi arriva da Romania e Bulgaria. E fin qui, tutto bene. In realtà, spiega Gasparrini: “Chi arriva da Romania e Bulgaria deve rimanere in isolamento, ma non è stato mai detto dove. Noi avevamo chiesto che fossero messi a disposizione gli alberghi. Invece quello che sta accadendo è che sono le famiglie a trovare un altro posto, nel caso di badanti conviventi, a loro spese”. In mancanza di direttive precise, ognuno ha cercato di organizzarsi come poteva: “Alcune famiglie hanno messo a disposizione appartamenti di loro proprietà, o case di amici e conoscenti momentaneamente vuote. Oppure hanno trovato una sistemazione a loro spese. E visto che queste persone non possono uscire per nessun motivo, spesso i datori di lavoro provvedono anche alla spesa”.
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Dalla Asl Roma 1 ribadiscono: la quarantena resta obbligatoria e spetta al singolo trovare un luogo adeguato. Inoltre, il tampone può e deve essere richiesto in caso di sintomi. Ma si tratta di una gestione affidata al singolo che, come sottolinea Gasparrini, potrebbe risultare pericolosa: “Non tutti hanno la stessa percezione del rischio, né la stessa disponibilità ad affrontare tutta la lunga trafila”. Per questo la responsabilità della gestione del rischio non va scaricata sui singoli, che siano datori di lavoro o lavoratori. Proprio per questo è necessaria una normativa adeguata, in grado di stabilire responsabilità e procedure in maniera netta, a livello governativo. Come spiega ancora Gasparrini: “Manca una normativa nazionale e non si è mai parlato di eventuali sgravi, o rimborsi per test e quarantene. A maggior ragione ora che, con la fine del telelavoro e il rientro a scuola, molte famiglie hanno ancor più bisogno di qualcuno che si occupi delle loro case e dei loro anziani”.