Scatta l’allarme in alcuni Stati del Messico, preoccupazione legata all’esaurimento di certificati di morte. La causa, l’aumento consistente di decessi da Covid-19.
In Messico preoccupa il dilagare delle infezioni da Covid-19 e a fornire un’idea della mole di contagio c’è un elemento significativo: alcuni Stati del Messico stanno esaurendo i certificati di morte. Parlando in termini numerici, stando ai dati diffusi venerdì, sarebbero 66.850 i decessi legati al coronavirus, su un totale di 623.090 contagiati. Questi, tuttavia, sarebbero solo i dati ufficiali, che potrebbero corrispondere a una sottostima della reale entità del problema. A soffrire maggiormente sono tre Stati in particolare: Baja California, Città del Messico e lo Stato del Messico. Venerdì scorso il viceministro della Sanità messicana, l’epidemiologo Hugo Lopez-Gatell, aveva annunciato: lo Stato si impegna a stampare 1,1 milioni nuovi certificati di decesso. Sulla vicenda, arrivano le prime tragiche testimonianze. Come affermato da Eduardo Salinas, proprietario di un’impresa funebre: “Alcune famiglie tengono in casa i cadaveri per quattro o cinque giorni”. Ecco allora che alla crisi sanitaria legata al coronavirus potrebbe affiancarsi un altro rischio sanitario, questa volta legato ai decessi da coronavirus. In assenza di certificati, infatti, la sepoltura dei deceduti è impraticabile.
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Di fronte mancanze così importanti, la prima reazione è quella di individuare i responsabili. Secondo lo Stato del Messico questa situazione anomala e pericolosa sarebbe riconducibile alla portata stessa della pandemia. Non è d’accordo, però, Carlos Aranza, coordinatore della Sanità dello Stato del Messico, che punta il dito sulla burocrazia: quest’anno, infatti, il Messico avrebbe richiesto circa 50mila certificati di morte in più, ma non sarebbero mai arrivati. Ogni anno, infatti, il Governo messicano stampa e distribuisce 900mila certificati di decesso: 750mila vengono utilizzati, 100-150mila avanzano. Il mancato arrivo del surplus di 50mila nuovi certificati avrebbe comportato la necessità di riutilizzare quelli avanzati negli anni precedenti, creando un vero e proprio giro di affari: vista la scarsità, alcuni medici avrebbero optato per la speculazione. Invece di rilasciarli gratuitamente, impongono un pagamento che va dai 200 ai 400 dollari l’uno, facendo in modo che la scarsità del bene diventi occasione di trarre profitto.
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