È scaduto ieri il termine per far eseguire i test a insegnanti e personale scolastico. Con le prenotazioni già effettuate, non si raggiungerà nemmeno la soglia del 50% tra gli aventi diritto.
Gli insegnanti sembrano aver emesso la loro prima sentenza, ancor prima di iniziare il nuovo anno scolastico. A poco meno di una settimana dalla ripresa delle operazioni (ovviamente in presenza), c’è la prima bocciatura. E questa riguarda lo svolgimento dei test sierologici, proposti proprio agli insegnanti e al personale scolastico in tutta Italia. Stando ai primi dati che sono emersi, infatti, solo un docente su quattro ha dato il proprio consenso a effettuare il test. Il tutto mentre nella giornata di ieri è scaduto il termine per dare la propria adesione a svolgerlo.
Il dato che è emerso riguarda una decina di regioni che racchiudono circa 45 milioni di abitanti. Non si può parlare di dato fedele e complessivo al 100%, ma certamente della maggior parte del territorio nazionale. In particolare, a fornire questi numeri relativi a insegnanti e personale scolastico sono stati Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia, Liguria, Toscana, Campania, Lazio e Sicilia. Nel complesso sono stati somministrati 365mila test sierologici su una distribuzione totale di oltre un milione e mezzo di elementi. Si attendono ora i dati relativi agli altri 500mila test diffusi.
Il risultato, ovviamente, è negativo se consideriamo proprio la scadenza fissata alla giornata di ieri per la chiusura della campagna di somministrazione dei test. Considerando il numero così basso di insegnanti aderenti, dunque, si andrà avanti per tutta la settimana in corso. In modo da poter arrivare alla data del 14 settembre con un dato più attendibile e con una percentuale di test eseguiti più alta. Ci sono ovviamente, tra le regioni menzionate, quelle che portano numeri comunque incoraggianti. Come nel caso della Lombardia, in cui si sono svolti 75mila sierologici su 105 prenotati, mentre in Lazio tra prenotazioni e svolgimenti ne hanno avuto luogo 50mila su 120mila diffusi.
In generale, tra prenotazioni da smaltire e attività svolte negli studi, la percentuale potrebbe salire in pochi giorni. Si salirà dall’attuale 25% sulle dieci regioni menzionate a una che oscillerà tra il 40 e il 45% entro la fine del periodo previsto. Ma non mancano le difficoltà, che vanno a prescindere dalle perplessità espresse da insegnanti e personale sanitario. Una di queste riguarda le difficoltà con i medici curanti, visto che non tutti hanno a disposizione i test. In ogni caso le principali responsabilità vanno ai docenti, tra chi non vuole fare il sierologico e chi si è mosso tardi per effettuarlo.
Andando a guardare i singoli casi regione per regione, si ha un quadro un po’ più dettagliato. In Toscana si possono effettuare i test sia dal medico di famiglia che in strutture pubbliche, mentre la Lombardia dà più spazio al servizio sanitario regionale. Il Lazio ha visto una scarsa adesione dei medici di famiglia, con la percentuale di adesioni che salirà di gran lunga in questi giorni. Situazione diversa in Veneto, dove i medici curanti hanno stretto un accordo con l’assessorato alla Salute e stanno collaborando per la buona riuscita della campagna.
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Ottimi i numeri in Emilia Romagna, dove la percentuale di positivi al test ammonta al 2,3%, mentre sono appena 327 su 17mila tamponati in Piemonte. Ottimo risultato anche in Liguria, dove la percentuale di positivi al test non raggiunge l’1% e a breve verranno effettuati più controlli. Test obbligatori in Campania, dopo l’ennesimo diktat del governatore Vincenzo De Luca, mentre in Puglia si opera con il vantaggio di qualche giorno in più prima dell’inizio dell’anno scolastico. Infine la Sicilia, dove la Asp è pronta ad allestire alcuni camper speciali per effettuare i test fino a sabato.
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