Sono tutti stranieri e sono accusati di far parte di un’associazione a delinquere transnazionale. Hanno favorito la circolazione di migranti, finalizzata all’esercizio di attività abusiva di prestazione di servizi di pagamento e altri delitti contro la persona.
Un nuovo traffico di migranti è stato sgominato dalle forze dell’ordine nelle scorse ore. A finire in manette sono finite 14 persone, nessuna di loro di origini italiane, accusate di far parte di un’associazione a delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Questo genere di operazioni, oltre a favorire la libera circolazione dei migranti, avrebbe favorito anche l’esercizio di attività abusiva di prestazione di servizi di pagamento e altri delitti contro la persona, l’ordine pubblico, il patrimonio e la fede pubblica.
Tutti questi reati presentano, in base ai capi di imputazione, anche l’aggravante data dalla transnazionalità. Quattro dei 14 soggetti finiti sotto accusa sono latitanti. A dare il via alle operazioni sono stati gli uomini della Squadra Mobile di Palermo e del Servizio Centrale Operativo. Il coordinatore delle indagini è il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, con la stretta collaborazione dei pm Gery Ferrara, Claudio Camilleri e Giorgia Righi. Oltre che del Procuratore Aggiunto Marzia Sabella. Con un lavoro così complesso e ricco di componenti di spicco, l’operazione contro il traffico di migranti è stata più agevole.
Le indagini hanno portato alla scoperta di un’organizzazione criminale, con cellule operanti in Africa, in diverse aree del territorio nazionale e in altri Paesi europei. Il gruppo composto dai 14 indagati ha agito su due fronti diversi. Si tratta in particolare del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e l’esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria. In quest’ultimo caso il metodo utilizzato era l’hawala, utilizzato soprattutto per pagare i viaggi dei migranti o la loro liberazione dai lager in Libia.
L’inchiesta nello specifico si occupa di proseguire le operazioni Glauco I II e III condotte negli anni scorsi. Queste hanno consentito, nel giro di alcuni anni, di individuare ed identificare decine di trafficanti di esseri umani operanti sulla rotta del Mediterraneo centrale. Molti di questi trafficanti hanno già sulle spalle alcune condanne in via definitiva, così come i loro referenti in Italia. Come nel caso di Ghermay Ermias, indagato e ancora latitante. Nel corso delle ricerche per trovarlo è emersa l’associazione a delinquere che operava tra il Centro Africa e il Maghreb.
A essere coinvolta un questa associazione a delinquere c’erano anche l’Italia e alcuni Paesi del Nord Europa. Questa banda ha favorito le attività di traffico dei migranti, sia nel corso dei viaggi della speranza che per quanto riguarda la fuga dai campi di concentramento in Libia. Non appena i migranti arrivavano in Sicilia, i 14 indagati consentivano ai clandestini di allontanarsi dai centri di accoglienza in cui venivano ospitati in un primo momento. Venivano poi nascosti in altri luoghi, il tempo necessario di fornire loro vitto, alloggio, titoli di viaggio e falsi documenti.
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Lo step successivo era rappresentato dallo spostamento verso il Nord Italia, ma anche all’estero. In altre occasioni, invece, i 14 indagati hanno contattato i migranti già presenti nel nostro Paese. L’obiettivo era quello di far loro proseguire il viaggio verso altri lidi, come nel resto d’Europa o addirittura negli Stati Uniti. A pagare questa lunga e difficoltosa trafila erano, nella maggior parte dei casi, gli stessi migranti oppure i loro familiari. Il denaro veniva inviato, come detto, attraverso il metodo hawala.
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