Un cartello eloquente con la scritta “Fontana assassino” è apparso sotto Palazzo Pirelli. A mostrarlo i militanti Carc nel giorno in cui il Consiglio regionale della Lombardia discute la mozione di sfiducia al presidente. La Procura aprirà una nuova indagine
E’ spuntato nel giorno in cui il Consiglio regionale della Lombardia discute la mozione di sfiducia al governatore, Attilio Fontana. Il cartello è accompagnato da una scritta eloquente: “Fontana assassino”. Apparso fuori da Palazzo Pirelli, ad appenderlo sono stati i militanti Carc (Comitato di appoggio alla resistenza per il comunismo), che oggi si sono ritrovati per protestare sotto il Pirellone, sede dell’assemblea lombarda. Nel corso del piccolo presidio, oltre allo striscione, è comparsa anche una scritta che chiede il commissariamento popolare della Regione
La vignetta “Fontana assassino” compare anche in un volantino distribuito dai militanti. I Carc non sono nuovi a questo tipo di iniziativa. Già lo scorso 17 maggio avevano rivendicato un murale (sempre con la scritta «Fontana assassino») che aveva scatenato molte polemiche e reazioni da parte del mondo politico. Un altro episodio il 6 giugno, ma in quel caso i bersagli dichiarati erano due: il presidente Fontana, ancora una volta, e il sindaco Beppe Sala. “Fontana assassino, Sala zerbino”, la scritta ingiuriosa che era apparsa sul muro di un sottopasso in zona Chiesa Rossa.
La Procura apre una nuova inchiesta: in arrivo una denuncia
Per il cartellone con la scritta “Fontana assassino” esposto da alcuni esponenti dei Carc, la Procura di Milano aprirà una nuova indagine per minacce e diffamazione. Un procedimento che, come detto, non è nuovo. Il fascicolo verrà riunito a quello già avviato nei mesi scorsi per i murales minatori e offensivi nei confronti del Governatore della Lombardia e anche nei confronti del sindaco di Milano Giuseppe Sala.
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Il responsabile dell’antiterrorismo milanese Alberto Nobili è in attesa dell’informativa con cui la Digos denuncerà gli attivisti del Carc presenti al presidio in vista della loro iscrizione nel registro degli indagati. Si procederà con l’identificazione, per capire se gli stessi attivisti si erano resi protagonisti del medesimo atto nei pmesi precedenti.