Spunta un piano segreto del Governo per fronteggiare l’emergenza covid. Il dossier, fino a due giorni fa smentito dal ministro Speranza, invitava le Regioni ad attenersi alle scelte prese in carico dallʼesecutivo
Ad inizio epidemia da coronavirus in Italia il governo aveva previsto tre possibili scenari di sviluppo dell’infezione in un documento di 40 pagine, pubblicato il 22 febbraio e secretato poco dopo. Il testo, la cui esistenza è stata smentita dal ministro della Salute Roberto Speranza, fino a due giorni fa, fissava due priorità: scorte adeguate di dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti) e disponibilità di posti in terapia intensiva.
La notizia è stata riportata dal Corriere della Sera, allegando anche gli obiettivi dichiarati nel documento: “Garantire un’adeguata gestione dell’infezione in ambito territoriale e ospedaliero senza compromettere la continuità assistenziale, razionalizzando l’accesso alle cure, per garantire l’uso ottimale delle risorse”.
Nell’atto vengono elaborati tre livelli di rischio. “Il rischio 1, sostenuta ma sporadica trasmissione e diffusione locale dell’infezione. Il rischio 2: diffusa e sostenuta trasmissione locale con aumentata pressione sul Ssn che risponde attivando misure straordinarie preordinate. Il rischio 3: diffusa e sostenuta trasmissione locale con aumentata pressione sul Ssn che risponde attivando misure straordinarie che coinvolgono anche enti e strutture non sanitarie”. Gli ultimi due scenari con indice di contagio rispettivamente a 1,15 e 1,25 – si legge – sono quelli che in proiezione producono il gap più ampio di posti in terapia intensiva.
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Nel testo gli esperti si concentrano anche sulla necessità di aumentare le scorte di Dpi, poiché “le procedure applicate nelle strutture intensive sono ad alta invasività”. Ma anche di aumentare la dotazione di posti letto nelle terapie intensive “con una riduzione dell’attività chirurgica elettiva del 50%, liberando progressivamente fino a 1.597 posti, di cui 103 in isolamento”. Nell’analisi emerge che “la dotazione nazionale di posti letto è pari a 5.324 posti con un tasso di occupazione dell’85%”.
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Infine il conflittuale rapporto con le regioni. Nel punto più politico, il 22 febbraio, il governo invitava gli enti locali ad attenersi alla linea centrale senza appello: “In stato di emergenza nazionale – si legge – le Regioni e le Province autonome devono superare le regole, i principi e le attuali differenze programmatiche che derivano dall’adozione di modelli organizzativi fortemente differenti soprattutto per le attività di emergenza”.
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