L’ex terrorista dei proletari armati ha scritto una lettera dalla sua cella. “La pena di isolamento è del tutto illeggittima”, scrive Cesare Battisti.
Cesare Battisti annuncia di aver dato il via a uno sciopero della fame. Si tratta di un provvedimento polemico nei confronti di chi lo costringe a stare ancora in isolamento. L’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo ha scritto una dura lettera, inoltrata al suo legale. Davide Steccanella ne ha resi noti i contenuti, facendo anche capire perchè il suo assistito ha deciso di passare all’azione. Cesare Battisti è ancora detenuto e sconta la pena dell’isolamento presso il penitenziario di Oristano, ed è proprio questa condizione al centro della sua decisione.
“Avendo esaurito ogni altro mezzo per far valere i miei diritti, mi trovo costretto a ricorrere allo sciopero della fame totale e al rifiuto della terapia“, ha scritto all’inizio della lettera Cesare Battisti. L’ex terrorista ha fatto capire di ritenere “del tutto illegittimo” il trattamento di isolamento diurno. A suo dire, infatti, la pena che gli è stata inflitta ammontava a sei mesi. Pertanto è già stata scontata del tutto a giugno dello scorso anno. Da qui nasce la protesta da parte di Battisti, il quale ha annunciato che rifiuterà cibo, acqua e terapie.
“La morsa del DAP – prosegue Battisti nella lettera – messa puntigliosamente in esecuzione dalla autorità del carcere di Oristano, ha resistito provocatoriamente a tutti i miei tentativi di far ripristinare la legalità, e la dovuta concessione dei diritti previsti in legge, ma sempre ostinatamente negati. A nulla sono valse le mie rimostranze scritte o orali rivolte a questa Direzione, al Magistrato di Sorveglianza, all’opinione pubblica. A Cesare Battisti non è nemmeno consentito sorprendersi se nel suo caso alcune leggi sono sospese: è quanto mi è stato fatto capire, senza mezzi termini, da differenti autorità“.
Ricordiamo che Cesare Battisti era stato condannato all’ergastolo per aver commesso quattro omicidi. Era stato arrestato un anno fa, dopo 37 anni di latitanza, buona parte della quale spesa in Brasile. E nella lettera scrive: “Pretendere un trattamento uguale a quello di qualsiasi altro detenuto è una contesa continua, estenuante e che coinvolge gli atti più ordinari del mio quotidiano“. Qui Battisti parla di momenti ai quali crede di avere diritto: “L’ora d’aria; l’isolamento forzato e ingiustificato; l’insufficiente attendimento medico; la ritensione arbitraria di testi letterari; le domandine sistematicamente ignorate; oggetti di varia utilità e strumenti di lavoro negati, anche se previsti dall’ordinamento penitenziario“.
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Battisti ha fatto capire che la decisione di far partire lo sciopero della fame ha un obiettivo ben preciso. Non c’è solo la fine dell’isolamento tra i suoi obiettivi, ma anche la possibilità di essere trasferito “in una Casa di Reclusione dove mi siano facilitate le relazioni con i familiari e con le istanze esterne previste dall’ordinamento nonché i rapporti professionali atti al sostentamento e al reinserimento“. Cesare Battisti, alla fine della lettera, chiede anche “che sia rivista la mia classificazione nel regime di Alta Sicurezza (AS2) per terroristi, in quanto non esistono più di fatto le condizioni di rischio che la giustificherebbero“.