La tragedia è avvenuta a Tirrenia. La donna si era introdotta in un’area interdetta al pubblico insieme al fidanzato che l’ha vista morire davanti ai suoi occhi.
Una morte assurda quella di Eleonora, di 43 anni. Nel tentativo di scattare una foto. Quelle statue e quelle strutture in cemento che richiamano i fasti dell’antica Roma devono essere stati un richiamo troppo forte e per questo sono entrati in quel giardino privato, di pertinenza dello stabilimento balneare Imperiale, a Tirrenia, e Eleonora si è aggrappata con le braccia a una trave. La struttura però ha ceduto di schianto colpendola alla testa e al collo. La donna, è morta quasi subito, prima ancora che arrivasse l’ambulanza. Eleonora era lì con il compagno, lei di Settimo Torinese mentre l’uomo residente a Firenze. È stato lui a dare l’allarme ma i soccorsi, giunti rapidamente sul posto, sono risultati vani: Il medico del 118 non ha potuto fare altro che constatarne il decesso.
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La ricostruzione dei fatti
Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri la coppia non era cliente del bagno e stava passeggiando sulla piazza quando il 6 settembre, intorno alle 11.30, avrebbe deciso di farsi una foto ricordo in quel giardino pertinenziale dello stabilimento balneare dove balzano agli occhi due statue che richiamano i tempi della Roma imperiale. L’area, ora posta sotto sequestro dalla magistratura, è di proprietà privata ma facilmente accessibile dall’esterno attraversando una recinzione costituita da piante e siepi.
In alcune zone del giardino dove è avvenuta la tragedia erano stati affissi cartelli sui quali era scritto in modo evidente che era vietato l’accesso. I carabinieri hanno provveduto a sigillare la zona anche per tenere lontano i curiosi prima di procedere al sequestro dell’area lasciando invece proseguire l’attività di bar e ristorante e stabilimento balneare della struttura. Saranno gli accertamenti successivi a stabilire se vi siano responsabilità da individuare a carico dei proprietari o dei gestori. Sono comunque delle valutazioni successive da fare anche in seguito all’esito dell’autopsia, già disposta dalla procura. Sarà naturalmente decisiva anche la testimonianza del fidanzato della vittima.