Oggi 30 settembre la sentenza del processo per l’omicidio di Marco Vannini, scomparso il 18 maggio 2015: la diretta dal tribunale. Come previsto alle 14:30 la Corte ha emesso la sentenza. 14 anni ad Antonio Ciontoli e 9 anni a 4 mesi al resto della famiglia
Sentenza Marco Vannini:Ciontoli,chiedo perdono,io unico responsabile
“Chiedo perdono per quello che ho commesso e anche per quello che non ho commesso. So di non essere la vittima ma il solo responsabile di questa tragedia”. Lo ha detto Antonio Ciontoli, imputato nel processo bis per l’omicidio di Marco Vannini, nel corso di dichiarazioni spontanee. Imputati al processo anche la moglie e i due figli di Ciontoli. “Sulla mia pelle – ha continuato Ciontoli- sento quanto possa essere insopportabile, perché innaturale, dover sopportare la morte di un ragazzo di vent’anni, bello come il sole e buono come il pane. Quando si spegneranno le luci su questa vicenda, rimarrà il dolore lacerante a cui ho condannato chi ha amato Marco. Resterà il rimorso di quanto Marco è stato bello e di quanto avrebbe potuto esserlo ancora e che a causa del mio errore non sarà. Marco è stato il mio irrecuperabile errore”.
14 anni ad Antonio Ciontoli e 9 anni a 4 mesi al resto della famiglia
Sono le 3:00 di mattina: un cielo senza stelle veste di un blu intenso la capitale. Un elicottero si leva sopra il Pit di Ladispoli: deve raggiungere il Gemelli. Al suo interno, solo, c’è Marco Vannini, un ragazzo di appena 20 anni. Ha un proiettile che gli sta portando via la vita. È il 18 maggio del 2015 e all’ospedale quei capelli biondi, quel viso, quegli occhi, non ci arriveranno mai. Marco ha un arresto cardiaco e muore senza riuscire a salutare mamma Marina e papà Valerio. Il giallo sulla sua morte diventerà un caso mediatico, una storia che a breve avrà finalmente un finale. A Piazzale Clodio la sentenza contro la famiglia Ciontoli che quella notte ne ha cagionato la morte.
La sentenza contro Antonio Ciontoli e la famiglia di Ladispoli
Attesa oggi, 30 settembre, la sentenza del processo contro Antonio, Federico Martina Ciontoli e Maria Pezzillo. Il pm ha chiesto 14 anni per l’ex dei servizi segreti e 9 per il resto dei familiari che quella tragica notte non chiamarono i soccorsi.
La storia di Marco Vannini
Marco Vannini è un ragazzo di 20 anni residente a Cerveteri. Vive con la mamma Marina, il papà Valerio e il cane Duca. Sogna di lavorare in aviazione, di tagliare il cielo a bordo delle frecce tricolori. Non ha ancora passato le selezioni, ma confida nell’aiuto dello zio carabiniere che controllerà tutte le carte per i prossimi test. Ha tantissimi amici Marco e d’estate per mettersi da parte un po’ di soldi lavora al Lido: è un bagnino certificato. Un giorno grazie alla complicità di qualche conoscente incontra Martina Ciontoli, una ragazza di una nota famiglia di Ladispoli che lui racconta sin da subito “essere bellissima”. I due iniziano ad uscire e all’improvviso sboccia l’amore.
Il fidanzamento con Martina Ciontoli
Tra alti e bassi i due stanno insieme da 3 anni: il rapporto è molto intenso, tanto che li allontana dalle rispettive frequentazioni amicali. Sono molto gelosi l’uno dell’altra e un giorno all’improvviso qualcosa si rompe. I due si lasciano. Marco prende le distanze da Martina; lei è distrutta: chiama Valerio e Marina chiedendogli di far ragionare il figlio e loro, che tanto si erano affezionati alla ragazza, intercedono. I due tornano insieme e il 17 maggio sono a casa di lei. Marco chiama a casa per dire che non tornerà a dormire, la mamma brontola un po’ ma poi lo lascia andare. Sarà l’ultima volta che parlerà insieme a lui.
La famiglia di Martina
In questa storia ad avere un ruolo fondamentale sono le famiglie; quella di Martina è composta da papà Antonio Ciontoli (ufficiale burocrata dei servizi segreti), mamma Maria, detta Mery, Pezzillo e il figlio Federico, fidanzato con Viola Giorgini. Sono tutti in casa quella maledetta notte del 2015 in cui Marco perderà tragicamente la vita.
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Famiglia Ciontoli con Viola Giorgini – Processo Marco Vannini – MeteoWeek.com
Cosa accadde la notte del 17 maggio?
In tarda i vicini sentono delle urla: “Vedi, papà? Vedi?”. Poi un ragazzo che si lamenta con una voce disumana: “Scusa Martina”. Alle autorità i presenti racconteranno che il ragazzo stava facendo un bagno nudo nella vasca quando Antonio Ciontoli ha aperto la porta per mostrare la sua arma a Marco. Sostiene fosse scarica. “Per uno scherzo” ha poi detto di aver premuto il grilletto, con il proiettile che ferirà a morte Marco Vannini. La situazione non era ancora irreparabile: Marco era ancora vivo. Tutti dichiarano di aver cercato di aiutarlo ma sarà Federico Ciontoli a chiamare il 118, con enorme ritardo rispetto allo sparo. Nella telefonata al 118 si sente: “C’è un ragazzo che si è sentito male probabilmente per uno scherzo, di botto è diventato troppo bianco e non respira più…”. Nessuno parla di spari. Subito dopo però spiega che l’ambulanza non serve. Attacca il telefono su indicazioni esterne. Marco ancora respira ma sta già molto male.
A chiamare nuovamente l’ambulanza è Antonio Ciontoli. Lo fa però senza rivelare che in quella casa c’è un ragazzo agonizzante a causa di un proiettile. Parla “di un buchino generato dalla caduta su un pettine”. Sarà la figlia di Ciontoli, nonché fidanzata di Vannini, Martina, ad affermare nelle intercettazioni di avere visto l’ogiva spuntare dalla carne. Nonostante ciò nessuno ha avvertito il 118, né segnalato l’urgenza del caso.
Quando l’ambulanza arriva non ha medico a bordo, né tutta l’attrezzatura necessaria a salvare un ragazzo in fin di vita. Nonostante questo Marco viene trasportato al Pit di Ladispoli. I genitori vengono chiamati dai Ciontoli all’arrivo degli operatori del 118 e vengono invitati ad andare al Centro di Pronto Intervento perché il figlio “è caduto dalle scale”. Si precipitano lì: è una corsa contro il tempo. Arrivano con l’ambulanza ma si rendono conto che qualcosa non va. Marco è bianco e non riesce a parlare.
La corsa al Pit: il ricordo della Famiglia Vannini
Alle ore 00:30, giunti al P.I.T di Ladispoli, Vannini Marco si trovava in stato comatoso, secondo quanto riportato dai medici e dalla famiglia. È solo. Antonio e Federico Ciontoli sono all’interno del Centro per parlare con i medici, Martina e Viola arriveranno inspiegabilmente 20 minuti dopo. Nel chiarire al dottor Matera le dinamiche degli eventi, il capofamiglia si esprimeva così: “[…] era in bagno, pulivo l’arma, poi è partito un colpo d’arma da fuoco, sono un carabiniere, quindi, per il lavoro che faccio, chiedo se fosse possibile non segnalare questa cosa, per il lavoro ho paura”.
Il medico di guardia scopriva così solo alle ore 00:54 le reali cause del ferimento del Vannini e chiedeva l’intervento dell’elisoccorso per trasportarlo al Policlinico Gemelli. Lui, poco dopo il decollo (00:58), aveva un primo arresto cardiaco che induceva gli operatori ad un atterraggio di emergenza per eseguire le relative manovre di rianimazione. Dopo una breve ripresa e nel vano tentativo di trasportarlo al DEA di riferimento, il giovane veniva nuovamente colpito da un arresto cardiaco che gli ha strappato via la vita. Marco Vannini moriva alle ore 03:10 del 18 maggio 2015. I genitori che nel frattempo erano ripartiti alla volta del Gemelli arrivano lì senza trovarlo e solo tornando indietro disperati, scoprono la verità. Nessuno della famiglia Ciontoli aveva osato chiamarli.
Il Processo contro la Famiglia Ciontoli
Per quella morte assurda – avvenuta dopo che i soccorsi furono chiamati con 110 minuti di ritardo – è stata inizialmente condannata tutta la Famiglia Ciontoli. Nel processo d’appello, la pena di Antonio Ciontoli è scesa da 14 a 5 anni, ed è stata derubricata ad omicidio colposo. Tre anni, invece, con la stessa motivazione, come già in primo grado, per la moglie, il figlio e la figlia del militare; assolta Viola Giorgini, che secondo la legge italiana non entrò nelle dinamiche delittuose. La Cassazione, però, il 7 febbraio scorso, ha ribaltato le carte in tavola e ha annullato con rinvio la sentenza. Ci sarà quindi un nuovo processo di appello. Si prolungherà per tutto il mese di settembre e avrà una sentenza definitiva per tutti i soggetti in causa. La difesa dei Ciontoli ha chiesto di ammettere la testimonianza di Viola Giorgini, fidanzata di Federico Ciontoli, l’unica presente quella sera nella casa di Ladispoli ad essere stata sempre assolta. L’udienza dove Giorgini sarà chiamata a testimoniare si terrà il prossimo 9 settembre. L’accusa si era opposta (Mamma Marina ne ha lungamente raccontato la freddezza nascosta dietro ad una lettera inviata anni prima durante il processo) ma Viola parlerà. Non saranno ammessi, invece, i presunti audio ripuliti da una società americana degli ultimi momenti di vita di Marco. Le parole della vittima erano sempre state considerate incomprensibili, secondo gli esperti invece il ragazzo avrebbe detto; “Ti prego basta, mi fa male. Portami il telefono”. I tecnici hanno isolato anche la voce di Martina (che sembra dire “Basta, su”) e di Maria Pezzillo, che alla richiesta di Marco di avere il telefono avrebbe risposto: “È giù”.
Il risarcimento
La famiglia Ciontoli dopo la condanna in Appello a 5 anni e 200mila euro di risarcimento ha venduto tutte le proprietà e chiuso i conti in banca. Al momento la famiglia Vannini ha già versato 3mila euro di anticipo sulle tasse da pagare per il risarcimento, di cui però al momento non ci sarebbe traccia
Il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha aperto un’azione disciplinare nei confronti del pm Alessandra D’Amore, responsabile delle indagini del caso Vannini, sospettata di aver violato i doveri di diligenza ed efficienza, cosa che ha provocato notevoli incertezze sul caso e ingenti danni alla famiglia della vittima. Il procedimento neo confronti della pm D’Amore è stato archiviato.
Il libro sulla vita di Marco
Si chiama “Mio figlio Marco – La verità sul caso Vannini” il libro dedicato alla vita del ragazzo di Cerveteri scritto a quattro mani da Mamma Marina e il giornalista Mauro Valentini. Il testo si propone di rappresentare una memoria della vita e della morte del ragazzo, rivelando dettagli inediti sulle relazioni che ha vissuto con la famiglia Ciontoli. Presentato durante l’estate è un inno alla bellezza e alla forza di due genitori che da più di 5 anni attendono giustizia.