Il premier svela di aver provato a proporre Draghi come presidente della Commissione Ue. Conte non teme per il Governo, a prescindere dall’esito delle regionali: “Il contesto è diverso”.
È un Giuseppe Conte a tutto campo, quello che parla durante la festa de Il Fatto Quotidiano. Il presidente del Consiglio è stato ospite speciale della serata, condotta dal direttore Peter Gomez. E incalzato dalle domande del moderatore della festa, Conte ha toccato diversi temi, rispondendo senza peli sulla lingua. Una delle risposte più interessanti è quella che il capo del Governo ha fornito su Mario Draghi. Quest’ultimo è stato al centro di alcuni rumors per un futuro a Palazzo Chigi, e il premier ha svelato la propria stima nei confronti dell’ex presidente della Bce.
“Quando elogio Mario Draghi, non sono omaggi linguistici – dice Conte – . Vi rivelo una cosa: quando c’è stata la nuova legislatura europea e abbiamo lavorato per creare la nuova squadra a un certo punto cercai di creare consenso per Draghi come presidente della commissione Ue“. Il premier ha fatto sapere di aver contattato Draghi perchè non voleva spendere il suo nome invano. E svela la risposta dell’economista: “Mi disse che era stanco, che voleva riposarsi e che non era disponibile. La mia sensazione è che quando si invochi il suo nome lo si tiri per la giacchetta. Non lo vedo come un rivale: è persona di valore, un’eccellenza del Paese che ha fatto molto bene a livello europeo“.
Un altro tema molto caldo è quello relativo al referendum per il taglio del numero dei parlamentari. In questo senso il presidente del Consiglio fa capire che la sua posizione è dalla parte del Sì: “Questa è una riforma votata dalla stragrande maggioranza parlamentare. Se si passa da 945 a 600 parlamentari, l’opinione del presidente del Consiglio è che non venga pregiudicata alcuna prerogativa parlamentare. Con le nuove regole chi sarà eletto ne sentirà ancora di più la responsabilità“.
E poi c’è la legge elettorale a tenere banco. Secondo Conte, la nuova riforma per la distribuzione dei voti e dei seggi è fondamentale per la solidità della classe politica. Pertanto invoca un intervento di un certo spessore in tal senso: “Auspico una legge elettorale come quella frutto dell’accordo di maggioranza: a me la sfiducia costruttiva piace molto. Se si arriva alle preferenze non la vedo negativa, ci arriverei successivamente. In passato abbiamo avuto scambi elettorali, clientelismo, ci sono state distorsioni, ma il principio delle preferenze mi piace“.
Tra le altre cose di cui si è parlato, Conte ha toccato anche la questione relativa alla nuova elezione del Presidente della Repubblica. Incalzato sul tema da Peter Gomez e Antonio Padellaro, Conte ha ammesso di essere favorevole a un eventuale secondo mandato di Sergio Mattarella: “Se ci fossero le condizioni, anche dal suo punto vista, per accettare un secondo mandato lo vedrei benissimo. Credo che il presidente Mattarella stia interpretando il suo ruolo in un contesto molto sfidante in modo impeccabile, con grande equilibrio e saggezza“.
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Infine, a tenere banco è la spaccatura all’interno della maggioranza. In particolare è la posizione divergente di Pd e Movimento 5 Stelle alle regionali a preoccupare. In ogni caso, Conte non crede che queste divergenze possano crepare la solidità della squadra di Governo. “Vedo in difficoltà le forze di maggioranza nelle regionali, abbiamo un centrodestra unito mentre la maggioranza va in ordine sparso. È quindi una lotta impari ma non avrà incidenza sul governo perché il contesto è diverso. A livello nazionale abbiamo la prospettiva per lavorare con il recovery plan. Il mio appello da qualcuno è stato frainteso. È stato un appello che non ha voluto indicare candidati, ma un appello al dialogo“.