Super vendemmia 2020: trasformano il vino in disinfettante

La Cantina Italia non è mai stata così piena: 38,5 milioni di ettolitri nelle botti e nelle vasche. Una mega scorta cresciuta del 60% in soli 5 anni. L’Unione italiana di vini suggerisce di trasformarlo in alcol etilico per disinfettanti.

 

Un nuovo carico da 47,2 milioni di ettolitri (-1% rispetto all’anno scorso), frutto della raccolta 2020 delle uve. Una vendemmia buona e abbondante. Che permette all’Italia di mantenere il primato mondiale della produzione, staccando ancora una volta i francesi (45 milioni, +3,1% ) e gli spagnoli (42 milioni, +13%). “Il nostro è un primato che ci rende più preoccupati che felici — commenta il presidente degli enologi Riccardo Cotarella — perché dobbiamo puntare sulla qualità più che sulla quantità”.
Si produce tanto, ma il Covid ha bloccato l’esportazione. Per la prima volta da vent’anni, l’export ha fatto un passo indietro del 4% nei primi 5 mesi dell’anno. E i 150 milioni di euro statali a sostegno del settore non sono stati utilizzati nel giusto modo: solo 53 sono stati utilizzati. Proprio per questo, la soluzione proposta dall’Unione italiana vini è la distillazione Doc. Significa trasformare rossi, bianchi e rosati a denominazione d’origine in alcol etilico. Il tutto per aumentare la produzione di disinfettanti.


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In quale aree italiane si vendemmia di più?

Ieri Assoenologi, Ismea e Uiv hanno presentato un dossier sulla super vendemmia in corso. Si prevede che il Nord aumenti la produzione (+3,1% sul 2019), che il Centro arretri (-2%) e il Sud rallenti (-7%). Alcune regioni d’Italia valgono i 2/3 delle bottiglie italiane: Veneto, Puglia (nonostante la flessione del 5%), Emilia Romagna e Abruzzo. Crescono Piemonte, Trentino Alto Adige, Lombardia e Marche, segno opposto per Toscana, Friuli Venezia Giulia, Sicilia. “La qualità delle uve è diffusa, con diverse punte di eccellenza. C’è la qualità che serve a sostenere la ripresa dei mercati”, sostiene Ernesto Abbona, presidente Uiv. Adesso il settore deve fare i conti con il lockdown e la ripresa italiana. Ci vorrà tempo. Due gli aiuti statali ai vignaioli: la distillazione dei vini comuni e la vendemmia verde, cioè la riduzione volontaria della raccolta in cambio di sussidi. Della prima sono stati utilizzati sono 14 milioni, forse perché le bottiglie meno care, in questi mesi, sono tutt’altro che crollate nei supermercati. Anche la seconda non è stata sfruttata a pieno. “Ma i soldi non spesi potranno essere impiegati comunque in altre iniziative di sostegno entro l’anno”, ha promesso ieri il ministro per l’Agricoltura Teresa Bellanova, che ha illustrato il bonus da 5.000 euro a fondo perduto a ristorante per acquistare prodotti italiani, vino incluso.

Quali iniziative sono possibili per rilanciare un settore che nel mondo senza Covid, nel 2019, ha esportato bottiglie per 6,4 miliardi di euro? Della distillazione dei vini Doc non si parlava dal 2011, quando la portò di fronte agli occhi di tutti l’allora ministro Giancarlo Galan. Il modello, secondo Paolo Castelletti, segretario Uiv, è quello francese. Parigi ha stanziato 170 milioni per la distillazione di crisi: tutti impiegati. Assoenologi è cauta: “Parliamone, ma va mantenuto alto il valore dei nostri prodotti”.

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