Coronavirus, asintomatici positivi non possono lavorare neanche da casa. Lo dicono i decreti Cura Italia e Rilancio
Per i positivi asintomatici al Covid 19 c’è il divieto di lavorare, anche se a casa e anche per chi non ha proprio nessun sintomo. È questo ciò che stabiliscono i decreti Cura Italia e Rilancio, convertiti in leggi. “Aziende con dipendenti asintomatici disponibili a lavorare da casa si sono rivolte a noi per avere chiarimenti ma la nostra risposta stante la normativa attuale non può che essere “no, non si può fare”“,spiega al Corriere della Sera Cesare Pozzoli, partner studio legale milanese Chiello-Pozzoli. “Tra l’altro, il decreto Agosto ha stabilito che le persone di ritorno da vacanze in zone a rischio debbano stare in isolamento in attesa del tampone. Bene, anche questo isolamento è equiparato alla malattia quindi implica il divieto di lavorare“.
Leggi anche:—>Studio choc su Covid-19: “a dicembre previsti fino a 30mila decessi al giorno”
Leggi anche:—>Ritirano i figli da scuola per timore del Covid-19: “Non possiamo permetterci nuovo isolamento”
Inizialmente i tamponi venivano eseguiti solo su persone sintomatiche, mentre attualmente sono usati per prevenire focolai. Di conseguenza gli asintomatici crescono. Secondo l’Iss, negli ultimi 30 giorni i casi sono stati 21.724 di cui il 75% erano persone in età da lavoro. Il 65% di queste risultavano asintomatiche. Tuttavia, potrebbero essere molte di più se si facessero da 100 a 300mila tamponi al giorno, come proposti dal professor Andrea Crisanti. Pozzoli chiosa:”Oltre al danno causato all’azienda dalla mancanza del lavoratore bisogna considerare l’impatto sulle casse di Inps. Forse si potrebbe valutare la possibilità di fare lavorare in smart working gli asintomatici quando c’è il consenso del lavoratore“.