Sembra il trailer di un film, ma è la realtà: a Los Angeles avvistato un “uomo razzo” in volo. Che potrebbe essere un pericolo per il traffico aereo.
Uno scambio di comunicazioni surreale, o che nella migliore delle ipotesi parrebbe appartenere ad un film. Ma è reale, ed è avvenuta a Los Angeles alle 18.35 di domenica 30 agosto, nei pressi all’aeroporto. «Torre di controllo, qui volo American Airlines 1997, siamo passati di fianco a un tizio con uno zaino-jet», ha comunicato quasi incredulo il comandante dell’Airbus A321 partito da Filadelfia oltre cinque ore prima. «Alla vostra destra o sinistra?», ha risposto — non proprio convintissimo — il controllore da terra. «Alla sinistra, forse 275 metri da noi, alla nostra altitudine», ha risposto il pilota nell’audio registrato. Trenta secondi dopo è un altro comandante, anche lui in fase di atterraggio, a intervenire: «Abbiamo appena avvistato il tizio», annunciano dal volo JetBlue 23 da New York. «Solo a Los Angeles accadono queste cose», la risposta tra il divertito, l’incredulo ed il preoccupato della torre di controllo. C’è da dire che vicino agli aeroporti s’è visto un po’ di tutto, negli ultimi tempi: droni, palloni sonda, modellini vari, rapaci lasciati circolare per scacciare gli stormi. Ma gli «uomini volanti» mancavano all’appello. L’unico avvistamento simile ravvicinato con un aereo è quello di novembre 2015 a Dubai tra due “uomini razzo” e un Airbus A380, bolide a due piani. Ma in quel caso si trattava di una esibizione. La notizia, che perlopiù diverte riportando alla mente film e fumetti, in realtà preoccupa le compagnie aeree, gli aeroporti e chi gestisce la sicurezza dei voli. Al punto da far partire una indagine da parte del Fbi e del Faa, l’ente federale Usa dell’aviazione. Lo “zaino a razzo” rappresenta per certi punti di vista di una delle frontiere della mobilità tra l’altro, visti i tempi, a prova di coronavirus: spostarsi via aria da un punto all’altro della città evitando il traffico, ottimizzando i tempi e riducendo lo stress.
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Ma lo zaino-razzo è una tecnologia non ancora certificata per l’uso civile, che spesso è fallita, non è ufficialmente in vendita ai privati e sopratutto per certe prestazioni richiederebbe come minimo una licenza di volo. Non solo. In casi estremi può trasformarsi in un ordigno, una vera e propria “bomba volante”. Quando però funziona il dispositivo — indossato sulla schiena, dotato di due o quattro propulsori a reazione — consente a un individuo di andare fino a 4.600 metri di quota e procedere a una velocità di quasi 200 chilometri orari per otto-dieci minuti al massimo: lo spiegano le istruzioni dei modelli Jb-10 e Jb-11 della società JetPack Aviation che ha sede proprio a Los Angeles e che ha passato gli ultimi due giorni a negare ogni coinvolgimento. «Onestamente non sappiamo chi stia lavorando a un apparecchio del genere e sia così sconsiderato da volare vicino agli aerei», ha dichiarato al New York Times il fondatore della società David Mayman. Uno dei rischi principali, avvertono gli esperti, è che l’uomo con lo zaino-jet vada a sbattere contro l’aereo o, peggio, venga risucchiato da uno dei motori finendo per distruggerlo e mettendo a rischio l’incolumità anche di chi è bordo. In JetPack Aviation sostengono di essere gli unici al mondo autorizzati a fare l’addestramento di tre settimane, non per uso ricreativo e tassativamente in uno spazio controllato, alla larga — come viene richiesto per i droni — da individui, edifici, aeroporti. Al momento la vicenda è ancora avvolta nel mistero. E nel frattempo è partita la caccia all “uomo volante”.