Sabrina Beccalli, il mistero dei resti bruciati: forse non sono suoi

C’è il colpevole, ma mancano i resti della vittima. Ancora non è chiaro se i resti trovati nell’auto bruciata siano di Sabrina Beccalli, la donna scomparsa a Ferragosto.

Sabrina Beccalli

Un mistero all’interno di una vicenda che, nonostante si abbia una confessione, rimane poco chiara: parliamo del caso di Sabrina Beccalli, la 39enne di Crema scomparsa la notte di Ferragosto. La vicenda ha caratterizzato la cronaca agostana insieme a quella di Viviana Parisi e del piccolo Gioele: Sabrina, madre da poco separata di un ragazzo di 15 anni, sparisce la notte del 15 agosto. La sua auto viene ritrovata, bruciata. Ancora non è chiaro cosa le sia successo: Alessandro Pasini, 45 anni, ha confessato di aver passato la serata con lei. Sabrina sarebbe morta per overdose, Pasini avrebbe deciso di dare fuoco al cadavere. Ma c’è ancora qualcosa che non quadra: perchè il colpevole è già stato arrestato e, almeno in parte, ha confessato, ma c’è la necessità di identificare la vittima. Perché iresti bruciati rinvenuti nella sua auto non è certo che siano i suoi: potrebbero essere quelli di un cane. «Sono suoi» ammette Alessandro Pasini, 45 anni, l’uomo che non nega di averle dato fuoco ma che afferma di non averla uccisa. E’ in carcere e non avrebbe particolari ragioni per mentire su questo aspetto, almeno in apparenza. «Sono i resti di un cane» hanno affermato invece, e  senz’ombra di dubbi ,i due veterinari consultati separatamente da carabinieri e gip. Un cane «di media taglia, non di giovane età, privo di microchip». La parola passa a una squadra di anatomopatologi guidati dall’antropologa Cristina Cattaneo:  è da lei, da Domenico Di Candia, Debora Mazzarelli e dal perito scelto dalla difesa, Angelo Grecchi, che il procuratore di Cremona, Roberto Pellicano, si aspetta al più presto possibile una soluzione a questo mistero. Per arrivare alla verità, i medici legali dovranno purtroppo accontentarsi di esaminare i resti dei resti. Perché la parte frettolosamente attribuita alla carcassa di un animale è stata subito dopo eliminata «per ragioni igienico sanitarie» dai tecnici dell’Ats. L’analisi del Dna sui reperti rimasti nell’auto e recuperati dai carabinieri del Ris di Parma stabilirà se appartenessero a Sabrina Beccalli o perlomeno a un essere umano.

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Sara Beccalli e Alessandro Pasini, l’uomo che ha confessato di aver dato fuoco alla macchina

Ma ormai appare difficile, se non impossibile, chiarire le cause della sua morte. «Overdose», sostiene l’imputato, raccontando di averla trovata riversa sul bordo della vasca con naso e bocca sanguinanti, verso le 5 del mattino del 15 agosto, dopo una nottata a base di cocaina ed eroina. «Il mio assistito non ha mai cambiato versione e ha detto fin dall’inizio dov’era il corpo di Sabrina — ricorda il suo avvocato, Paolo Sperolini —. Non ci credeva quando ha saputo che l’avevano scambiato per un cane. È surreale». Ma questa versione non convince del tutto gli inquirenti: c’è qualche particolare che potrebbe contraddirla. «Più o meno alla stessa ora della sparizione – spiega l’avvocato della famiglia di Sabrina, Antonino Andronico — una dirimpettaia ha telefonato al 112 dopo aver sentito la voce sofferente di una donna che gridava Aiuto, aiuto, no!». La pattuglia inviata sul posto non ha notato nulla di strano. Alcune telecamere di sorveglianza hanno invece invece registrato l’insolito andirivieni di Alessandro Pasini tra San Bernardino, il borgo di Crema dove vivevano sia lui sia Sabrina Beccalli, e Vergonzana, la località disabitata dove è stata ritrovata l’auto carbonizzata con il suo indecifrabile, macabro contenuto. Nelle immagini si riconosce la «Panda» scura di Sabrina, probabilmente con il suo cadavere nel bagagliaio o sui sedili posteriori, guidata da un uomo con le braccia tatuate, e pochi minuti dopo lo stesso uomo che torna indietro su un monopattino. Sei ore dopo, uomo e monopattino ripassano sotto le videocamere a Vergonzana, meno di un’ora prima che ai Vigili del fuoco arrivasse la segnalazione di un’auto in fiamme. Per circa 24 ore, è stato un caso di poca rilevanza. Un’auto bruciata con al suo interno, chissà perché, un povero cane. I carabinieri hanno cercato la proprietaria della «Panda», per avvertirla. Non era poi così strano che non fosse a casa a Ferragosto. Ma quando Sabrina non si è presentata la mattina a riprendere il figlio quindicenne, affidato la sera prima alla madre di un suo amico, un dubbio terribile ha iniziato ad insinuarsi nella famiglia della donna.  Il programma della giornata era di portare entrambi i ragazzi – il figlio e l’amico – in piscina. Non aveva ragione di sparire, Sabrina, che stava per iniziare un nuovo lavoro in una ditta di confezionamento di cosmetici. Ma lentamente sono emersi dei particolari che hanno iniziato ad indirizzare le indagini: Sabrina faceva uso di sostanze stupefacenti e la sera prima era stata a bere fino a tardi al bar «Sombrero», in compagnia di un amico che l’aveva riaccompagnata a casa a notte fonda: secondo quanto racconta l’uomo la 39enne era ubriaca. Sabrina aveva cercato poi telefonicamente Pasini, rientrato dalla Sicilia dopo essersi lasciato con la fidanzata. Lui l’avrebbe invitata nell’appartamento di quest’ultima, ancora assente, per assumere degli tupefacenti. «Portati da lei» assicura lui, senza essere troppo creduto, dati i suoi precedenti penali. Ma Sabrina potrebbe non essere morta di overdose: il falò dell’auto e del corpo, secondo la Procura, potrebbe essere piuttosto un tentativo di cancellare le tracce di una morte violenta, testimoniata dalle gocce di sangue sulle scale e sul pianerottolo. Per lo stesso motivo – occultare qualcosa avvenuto in quella casa – sarebbero stati tranciati i tubi del gas,nella speranza di provocare un’esplosione.

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