Secondo un dossier in inviato al ministero della Salute, nei drive-in della regione Lazio sono stati registrati 764 casi positivi al coronavirus, con ogni probabilità legati alla permanenza in Sardegna. Di questi, “in 449 sono partiti con sintomi”.
Dopo l’abbandono dell’ordinanza che avrebbe controllato gli imbarchi di collegamento tra Lazio e Sardegna, arrivano i primi dati sui controlli effettuati nei drive-in di Fiumicino, Ciampino e Civitavecchia. Sono 764 i casi di positività al coronavirus riscontrati dalla regione Lazio nei centri di tracciamento, e sarebbero legati, a livello epidemiologico, proprio alla Sardegna. Ma non basta. Secondo un dossier stilato dall’assessorato regionale alla Sanità e rivolto al ministero della salute, sarebbero 449 i positivi sintomatici che hanno lasciato la Sardegna per tornare nel Lazio. Circa il 59% dei casi è riuscito a rientrare in Lazio nonostante i sintomi evidenti al momento del tampone a Roma (e con ogni probabilità al momento della partenza dalla Sardegna), sintomi riconducibili a “tosse, febbre o bruciore agli occhi“. In un’intervista al Corriere effettuata in data 20 agosto, l’assessore alla Sanita della regione Lazio, D’Amato, aveva già spiegato: “La Costa Smeralda è stata per noi come per la partita Atalanta-Valencia per la bergamasca. Un’esplosione virale senza paragoni, almeno per i tracciamenti che avevamo realizzato fin qui nel Lazio. È un tema preoccupante e adesso il ministero della Salute dovrà affrontarlo. Anche per questo abbiamo deciso di realizzare questo rapporto e altre analisi saranno elaborate nelle prossime settimane”.
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All’interno di questo quadro, potenzialmente molto pericoloso, è stata fondamentale, salvifica, l’attenta opera di contact tracing attuata dalle Asl. Si tratta dell’opera di tracciamento a posteriori: si crea una mappa che procede fino a individuare l’ultimo contagiato di un focolaio. Circa il 43% dei positivi è stato rintracciato in questo modo. Questo dato fa emergere, però, un’altra osservazione, al di là dell’utilità di questa pratica. Non solo molti sintomatici sono riusciti ad entrare nel Lazio, passando inosservati ai controlli sulle uscite in Sardegna. Ma quasi un positivo su due era sfuggito anche ai controlli in entrata nel Lazio, per poi essere rintracciato successivamente. Questo anche perché il tampone per chi rientra dalla Sardegna rimane tutt’ora volontario. Infatti, il piano per sottoporre obbligatoriamente ai tamponi tutti i passeggeri all’imbarco, sia a Roma che in Sardegna, non è stato mai attuato, nonostante l’insistenza della regione Lazio. Il protocollo sarebbe rimasto allo stato di bozza nell’isola. Oggi D’Amato conclude: “Lo dico senza polemica, ma sarebbe stato utile, era la via consigliata dai tecnici. Ora speriamo che queste analisi e le altre che realizzeremo nei prossimi giorni aiutino a capire ciò che è successo. E cosa non deve ripetersi”.