Burioni tuona sulle elezioni e sul ritorno in classe: “Non si dovrebbe votare nelle scuole”. Basta intralciare “una già tribolata attività scolastica”, servono “luoghi alternativi”. Salute e istruzione non vanno messe in secondo piano.
Esprime forti dubbi sulla riapertura della scuola in concomitanza con le elezioni, Roberto Burioni. Se già per il semplice ritorno in aula la “querelle” è abbastanza accesa, la polemica ora si sta spostando soprattutto sulla gestione che, in piena pandemia, dovrà e/o potrà essere applicata pre, durante e post sessioni di seggio elettorale. In tal senso, dato il consueto allestimento negli edifici scolastici, il flusso di cittadini in coda, e la forte necessità alla disinfezione degli ambienti, per il medico la risposta più ovvia sarebbe diversa: “luoghi alternativi”, che dovrebbero essere identificati così da non intralciare ulteriormente “una già tribolata attività scolastica”.
Nel suo articolo pubblicato oggi sul blog di Medical Facts, il virologo Roberto Burioni “da scienziato” vorrebbe “dire alla politica” che aprire le scuole e contestualmente permettere agli istituti la disposizione dei seggi elettorali (in vista del 20 settembre) è di fatto una decisione controversa. “Non voglio entrare nella polemica che oramai assomiglia molto a una lotta nel fango a scopi politici, ma siccome ho una bambina di 9 anni che deve tornare in classe voglio condividere con voi alcuni dati oggettivi”, ha infatti esordito nel post.
In un momento delicato come questo, soprattutto in previsione della “seconda ondata”, è infatti importante tenere a mente uno spettro ampio di valutazione. Perché “se da una parte c’è il rischio del COVID-19 e della sua diffusione, la non riapertura delle scuole non è comunque priva di rischi, privando i bambini della socialità e dell’istruzione. Il bilanciare questi rischi in una maniera complessivamente vantaggiosa per la società, come ho già detto, è compito della politica e non della scienza”.
Eppure, la mossa del governo non convince, e anzi, preoccupa. “Il 14 settembre si aprono le scuole e il 20 settembre si vota, con il solito allestimento dei seggi negli edifici scolastici e la coda di disinfezione e via dicendo. Che non si sia trovata una soluzione a questo problema è davvero imbarazzante”, spiega infatti Burioni. Che sottolinea: “Non si dovrebbe votare nelle scuole e luoghi alternativi dovrebbero essere da tempo identificati in modo da non intralciare ulteriormente una già tribolata attività scolastica. Fregarsene vuole dire tenere in poco conto l’importanza dell’istruzione, che a mio giudizio – dopo la salute – è la cosa più importante che esista.
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