Arrivano nuovi dati sul lavoro in Italia. Stando a quanto riportato dall’Istat, si registrerebbero circa 85mila occupati in più su base mensile. Dall’inizio della pandemia sono mezzo milione in meno. La disoccupazione sale al 9,7% (+0,5%).
L’Istat fornisce i primi dati per cercare di ponderare lo stato di salute del mondo del lavoro, o almeno la gravità della sua infermità. Stando a quanto riportato, in Italia si starebbero affermando due processi paralleli: da un lato una crescita degli occupati, dall’altro una risalita del tasso di disoccupazione. A delineare la fisionomia di questa combinazione, ci sarebbe un ulteriore elemento: diminuiscono le persone inattive, ovvero i disoccupati non alla ricerca di un lavoro. Insomma, più persone si sono messe alla ricerca di un’occupazione, alcuni di loro riescono a trovare lavoro (aumentando la schiera dei nuovi occupati, che arriva a 85mila); altri invece non ce la fanno e aumentano la schiera dei disoccupati (che salgono al 9,7%). L’Istat registra, infatti, un aumento consistente delle persone in cerca di lavoro, pari a un +5,8% (ovvero 134mila unità). Ed è proprio all’interno di questo quadro che si inserisce la diminuzione del numero degli inattivi (-1,6%, pari a -224mila unità), che porta il tasso di inattività al 35,8%. Ma per quanto riguarda il trimestre, aumentano sia le persone in cerca di occupazione (+218 mila), sia gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,3%, ovvero +39 mila unità). Intanto la disoccupazione tra i giovani peggiora, e raggiunge il 31,1% (con un aumento di 1,5 punti). Come si evince dai dati, a essere maggiormente colpiti dalla disoccupazione sono i giovani, per i quali il tasso torna al di sopra del 30% per la prima volta da oltre un anno.
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Parlando in termini numerici, l’occupazione di luglio registrerebbe un trend in crescita, dopo quattro mesi di depressione, e ora otterrebbe un +0,4% (85mila unità) su base mensile. L’aumento riguarda anche donne, dipendenti e tutte le classi d’età. Fa eccezione una fascia: quella che va dai 25 ai 34 anni. I dati, inoltre, registrerebbero un’occupazione maschile stabile e una diminuzione degli indipendenti. In genere il tasso di occupazione salirebbe al 57,8%. Tuttavia, confrontando il trimestre maggio-luglio 2020 con quello di febbraio-aprile, emerge ugualmente un livello di occupazione inferiore dell’1,2%, corrispondente a -286mila unità. Massimiliano Dona dell’Unione nazionale consumatori specifica: “I dati sono falsati dal blocco dei licenziamenti. Il vincolo legislativo, infatti, sta incollando i lavoratori permanenti al posto di lavoro, con un calo da febbraio di appena 38 mila unità ma non appena ci sarà lo sblocco e tutti gli occupati riprenderanno ad essere collegati alla domanda del mercato si rischia una carneficina di lavoratori”.
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