Secondo gli esperti il ghiacciaio della Marmolada si è ridotto dell’80% in 70 anni, la causa, secondo lo studio dell’Università di Padova, non sarebbe legata solo al clima
Gli studi sono quelli dell’Università di Padova. Già da molto tempo il ghiacciaio destava preoccupazioni ma negli ultimi anni il suo conto alla rovescia si è fatto molto più rapido. Gli studiosi hanno azzardato una sentenza: non più di 15 anni di vita.
Lo studio non nasce dalla mattina alla sera ma è basato sul confronto di oltre 100 anni di misurazioni condotte dall’Università di Padova. “Il ghiacciaio negli ultimi 70 anni – ha dichiarato Aldino Bondesan, coordinatore delle campagne glaciologiche per il Triveneto e autore con Roberto Francese, dell’Università di Pavia, di indagini sullo spessore del ghiaccio con georadar – ha ormai perso oltre l’80% del proprio volume passando dai 95 milioni di metri cubi del 1954 ai 14 milioni attuali. Le previsioni di una sua estinzione si avvicinano sempre di più: il ghiacciaio potrebbe avere non più di 15 anni di vita”.
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Le cause dell’erosione
Non è solo colpa delle temperature, ha osservato il prof. Mauro Varotto, il ghiacciaio si riduce perché si è assottigliato il volume, non è più un ‘sistema’ vivo, comincia a erodere la superficie e quando lo spessore è inferiore a 1-2 metri lo scioglimento accelera velocemente. Un effetto che per fortuna non è uniforme sull’enorme massa: il ghiacciaio si estende dai 3.300 metri di Punta Penia ai 2.700 metri. In alcuni punti il ghiacciaio ha uno spessore ridotto e non ci sono più i 50 metri rilevati dai georadar nel 2005, ma in altri, nei punti in cui il ghiacciaio è ancora in salute, potrebbe misurare ancora 20-30 metri di ghiaccio.
Il lato positivo del lockdown
Il lockdown, come ben sappiamo ha ridotto le emissioni di CO2, che influiscono sul clima, poca cosa per invertire una tendenza così pericolosa come quella dello scioglimento dei ghiacciai delle alpi. Le misurazioni annuali sulla Marmolada condotte da geografi e glaciologi dell’Università di Padova tratteggiano un quadro fosco sul più importante ghiacciaio delle Dolomiti. “La sua superficie – ha evidenziato Mauro Varotto – è passata da circa 500 ettari stimati da Richter nel 1888 ai 123 ettari del 2018. Dal 2010 al 2020 la fronte è arretrata in media di 10 metri l’anno sui 9 segnali di misura”.
La sentenza c’è
Ed ecco quanto previsto dagli studiosi: “se estendessimo il trend di riduzione di superficie degli ultimi 100 anni (3 ettari/anno) – ha spiegato Varotto – la fine del ghiacciaio è fissata per il 2060; se consideriamo il trend di contrazione degli ultimi 10 anni (5 ha/anno), la fine viene anticipata al 2045. Ma il trend degli ultimi 3 anni è ancora più allarmante (9 ha/anno) e potrebbe portare alla scomparsa di buona parte del ghiacciaio già nel 2031″.
Secondo gli studiosi, questa situazione così critica, la rapida erosione del ghiacciaio, ha un suo epicentro, ed è identificato nel comune di Rocca Pietore, ai piedi della Marmolada. La zona più colpita dalla tempesta Vaia nel 2018, insignito della bandiera verde di Legambiente per l’impegno nel ripristino dei danni prodotti. Per far conoscere le attività di ricerca e sensibilizzare la cittadinanza sugli effetti del cambiamento climatico, il Museo di Geografia del Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità ha lanciato nel 2019 l’iniziativa “Misuriamo assieme il ghiacciaio della Marmolada”, una campagna glaciologica partecipata inserita all’interno della Carovana dei Ghiacciai di Legambiente.