Meravigliarsi di qualcosa presuppone un cuore aperto e sgombro da pregiudizi. Ecco come la fede è l’antidoto al rigetto della meraviglia.
S. Aristide; S. Raimondo Nonnato
22.a del Tempo Ordinario (anno A)
Quanto amo la tua legge, Signore!
1Cor 2,1-5; Sal 118; Lc 4,16-30
Vi annunciai Cristo crocifisso.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 1Cor 2,1-5
Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
Parola di Dio.
R. Quanto amo la tua legge, Signore!
Quanto amo la tua legge!
La medito tutto il giorno.
Il tuo comando mi fa più saggio dei miei nemici,
perché esso è sempre con me. R.
Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
Ho più intelligenza degli anziani,
perché custodisco i tuoi precetti. R.
Tengo lontani i miei piedi da ogni cattivo sentiero,
per osservare la tua parola.
Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu a istruirmi. R.
Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio… Nessun profeta è bene accetto nella sua patria.
+ Dal Vangelo secondo Luca 4,16-30
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Parola del Signore.
Gesù oggi ci spiega cosa è quella fede che va oltre le apparenze. Il famoso proverbio “Nessuno è profeta in patria”, significa che quando abbiamo una realtà sotto gli occhi che sembra diversa, non riusciamo a scorgervi la meraviglia, non ne ricerchiamo la novità e la sottovalutiamo, perché crediamo che da qualcosa che non ci ha mai particolarmente stupiti non possa venire nulla che lo faccia in futuro. Non deve essere stato facile per gli Israeliti credere che Gesù fosse il Messia: lo avevano sempre con loro, e Dio non si era ancora manifestato in lui in modo eclatante.
E’ proprio da oggi invece, da questo episodio della lettura del rotolo nel Tempio, che Gesù si annuncia al popolo e che inizia in un certo senso la sua vita pubblica. Di fronte alla meraviglia che avranno provato gli spettatori all’annuncio di Gesù di essere il Messia, le reazioni sono due: o il rigetto, il rifiuto di credere a questa cosa così grande, oppure l’accoglienza. Accogliere non significa subito credere, come anche rigettare non significa escludere del tutto. E’ il proprio cuore a fare da discrimine in questo casa: coloro che avranno avuto gli occhi aperti del cuore e della mente avranno potuto vedere che Gesù agiva davvero come mandato da Dio. La “fede al contrario” di chi invece non gli ha mai creduto, avrà fatto loro chiudere lo sguardo interiore anche sull’evidenza dei miracoli che Gesù operava.
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