La circolare inviata direttamente ai pm: non devono essere scansionati i fascicoli con le citazioni dirette a giudizio. E martedì riapre il Tribunale, sullo sfondo i tanti processi fermi per Covid
Dal furto aggravato alla ricettazione, passando per resistenza, violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, per finire alla rissa aggravata. Sono alcuni esempi di tipologie d’inchieste, con tanto d’indagati, ferme nelle stanze dei pubblici ministeri a causa dell’emergenza Covid-19. I pm – in seguito a una circolare datata 3 luglio – non devono, infatti, inoltrare all’ufficio scansione questo tipo di fascicoli poiché riguardano procedimenti che prevedono la citazione diretta a giudizio. Tradotto – come riportato dal Corriere della Sera nell’edizione odierna – migliaia d’inchieste si trovano in un limbo poiché gli atti non vengono scansionati. Il blocco è causato dall’emergenza Covid, dalla quale nasce la decisione del presidente del Tribunale di congelare la fissazione delle udienze monocratiche per il 2020.
Il Tribunale domani riaprirà dopo la chiusura estiva e l’unica certezza, dunque, è che per recuperare il tempo perduto per l’emergenza Covid, la procura ha chiesto di fissare le udienze, proprio per le inchieste rimaste ferme negli ultimi mesi, da gennaio a dicembre 2021. In questo modo si andrà a razionalizzare le scarse risorse disponibili. Ma accelerare adesso non sarà semplice perché, in seguito a quanto previsto dalla circolare, e a meno di nuove future disposizioni, si potrà tornare a scansionati gli atti, per metterli a disposizione di avvocati e imputati, solo al termine dell’emergenza.
Gli ‘arretrati’ dei tribunali e il pericolo nuova ondata Covid
Sui numeri dell’arretrato non ci sono statistiche ufficiali. Alcune stime prudenti è però possibile farle. L’organico della procura è, infatti, composto da 87 pm. Secondo stime orientative ogni pm ha dovuto trattenere da marzo in poi, negli scaffali della propria segreteria, almeno cinquanta fascicoli inerenti a inchieste a citazione diretta. Per adesso pertanto potrebbero essere migliaia i procedimenti nel limbo. Quantità peraltro destinata a crescere nel corso dei prossimi mesi se l’emergenza da pandemia non terminerà. Questo spauracchio, infatti, impone prudenza. E in quel caso gli incartamenti arretrati aumenterebbero a dismisura.
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I pm, intanto, continuano la loro attività ordinaria. Mettono le accuse nero su bianco. Le stampano. E poi le mettono sugli scaffali. Dove giorno dopo giorno si formano pile sempre più alte. All’elenco dei fascicoli da non scansionare, vanno aggiunte anche le centinaia di richieste di archiviazione della procura alle quali hanno diritto di opporsi le persone offese. Sono giorni frenetici, entro i quali la stima dell’arretrato sarà più chiara.