Dall’immunità alla quarantena, tal tampone al test sierologico: ecco una serie di questioni che faranno luce sul comportamento da tenere in caso di contagio.
Una delle questioni che più interessa coloro che si sono ammalati è: ora sono immune? Gli esperti non hanno ancora raccolto abbastanza informazioni per dare una risposta certa. Si sa che in molti casi il Covid-19 non colpisce due volte la stessa persona, ma al contempo ha fatto grande scalpore la storia di un uomo di Hong Kong che, una volta guarito, si è successivamente riammalato contraendo un altro ceppo del virus.
In sintesi: ancora non si è certi che gli anticorpi sviluppati dall’organismo dopo l’infezione siano a lungo termine. Inoltre, anche qualora i test confermassero la presenza di anticorpi, questo non significa per forza immunità. Infatti è possibile che ci sia bisogno di un certo numero di difese perché l’organismo sia protetto al 100% dall’infezione. Dunque è necessario attenersi a tutte le regole igienico sanitarie imposte fino ad ora, anche se si è già stati ammalati di Covid-19.
Un’altra domanda frequente sul Coronavirus riguarda la quarantena obbligatoria una volta risultati positivi. In questo caso le regole parlano chiaro: il soggetto affetto da Covid-19 potrà finire la quarantena solo quando farà due tamponi con risultato negativo ad almeno 24 ore l’uno dall’altro. Inoltre, stando agli studi più recenti, gli esperti hanno notato che in caso di sintomatologia lieve, il paziente più restare positivo al virus fino a 15 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi. Di conseguenza due settimane sono il periodo minimo di quarantena, che può poi aumentare a seconda dell’esito dei tamponi eseguiti dopo i 15 giorni da quello che segnalava la positività.
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Meglio tampone o test sierologico? Per rispondere alla domanda è bene tener conto che si tratta di due test che misurano parametri diversi. Il tampone naso-faringeo è in grado di affermare se ci sia o meno del materiale genetico virale, ossia se l’infezione da Covid-19 sia attualmente in atto. Il test sierologico invece è solo in grado di provare se il soggetto è mai entrato in contatto con il virus, ma non può dire se l’infezione è in atto oppure se è già stata sconfitta. Di conseguenza il Ministero della Salute raccomanda di eseguire anche il tampone naso-faringeo nel caso in cui il test sierologico sia risultato positivo.
Ci sono stati, nel corso della pandemia, dei casi di falsa positività o, peggio, di falsa negatività dopo un tampone. Questi fatti dipendono dall’esecuzione del test e dalla posizione del virus. Infatti se l’operatore che fa il tampone non va sufficientemente a fondo, c’è il rischio che non prelevi del materiale utile a comprendere se il virus è presente o no. Nello stesso modo se si esegue il tampone in uno stadio troppo prematuro dell’infezione il tampone potrebbe risultare negativo anche se il virus è presente nell’organismo. In ogni caso niente panico: questi sono casi limite, che possono essere tranquillamente evitati affidandosi alle mani di operatori esperti.
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