Claudio Bisio si racconta in una ricca intervista in occasione dei suoi 40 anni di carriera: oltre al suo lavoro, l’artista parla anche del periodo di emergenza sanitario, di come ha vissuto il lockdown e la scomparsa di sua madre.
I quarant’anni di carriera cadono oggi, per Claudio Bisio. Con una vita d’artista vissuta a 360 gradi, si è raccontato per le penne de Il Corriere, che hanno curato una ricca e piacevole intervista. Ma tra ricordi e aneddoti, spunta anche l’esperienza inaspettata del lockdown, del dramma che porta la firma del coronavirus. “Gli ultimi incontri con mia madre”, spiega Bisio, sono stati “in guanti e mascherina”. E si dispiace nel vedere la desolazione di cinema e teatri: “Ora sono tristi i posti vuoti a teatro, ma abbiamo riscoperto pazienza e recite in cortile”.
L’emergenza sanitaria causa Covid-19 ha sostanzialmente cambiato l’approccio agli spettacoli. Attori, professionisti e pubblico sono ora costretti a rivedere l’arte da un punto di vista diverso, puntando a nuovi sbocchi – sia dal vivo che sul digitale – per continuare a produrre opere di qualità e di condivisione. Perché, spiega Bisio, “la buona notizia è che si può fare teatro anche in queste condizioni”. Bisogna semplicemente “imparare ad adattarci”. “La misurazione della febbre, le mascherine, sono una piccola fatica iniziale. Mi ha colpito il rispetto e l’ordine della gente. Un po’ come è successo da subito nei supermercati. Durante il lockdown vedevo file chilometriche che mi ricordavano certe code davanti a teatri di Londra. Ai tempi mi chiedevo se l’Italia sarebbe stata pronta ad avere tanta pazienza”, racconta ai giornalisti de Il Corriere.
Ma se ora il suo spettacolo andrà, itinerando, in scena sui palchi dei cortili italiani, la paura dei posti vuoti un po’ rimane. Si tratta, in effetti, dell’aspetto del lockdown più triste per un attore oggi. “Le sedie vuote davanti”, spiega Bisio, “in un teatro sono sempre state sinonimo di fallimento. Invece ora il posto o la fila alternata sono una necessità. Il teatro comico ha bisogno dell’empatia, senza una certa vicinanza la risata non scaturisce. Quando si dice ‘la risata è contagiosa’. Anche la Scala ha riaperto con le sedie vuote. Fa effetto perché la Scala è un simbolo, di Milano ma non solo, eppure in questo momento penso soprattutto al bisogno di far tornare la gente nei piccoli teatri, quelli di provincia, che sono un riferimento per chi ci vive intorno”.
Ed è proprio della sua città, di Milano, che Bisio parla di un panorama diverso, quasi paradossale nei giorni di lockdown. “Non ho vissuto così male quei mesi. Anche personalmente ero reduce da anni di corsa”, ha infatti spiegato l’artista che, da una “vita schedulata” ha trovato la forza di “superare l’ansia” e di “affrontare una sfiga collettiva”. “Impari a prendere con filosofia i ritmi. Sul balconcino di casa mi sono pure abbronzato. L’aria pulita, nel silenzio sentivo uccelli che non avevo mai sentito. Il vicino di casa con la testa meno bassa, eravamo tutti più umani”.
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Ma un aspetto dell’emergenza è ricaduto anche sul rapporto con sua madre, morta proprio durante il periodo della chiusura totale del Paese. “Mia mamma aveva 91 anni, già non stava bene prima di tutto questo. La cosa triste era andarla a trovare a casa con mascherina e guanti di lattice. Non capiva perché non la potessi abbracciare”. E già in una precedente intervista (sempre per il Corriere della Sera), l’attore aveva commentato: “Per me la pandemia è stato un momento duro, perché il 4 aprile è mancata mia mamma. Non sapremo mai le cause della morte. Non sappiamo se c’entrasse il Covid oppure no. […] Ho davvero toccato con mano quanto sia stato tremendo questo periodo di coronavirus. E quanto sia stata disastrosa la gestione, specie qui in Lombardia”. Stavolta, però, all’ennesima domanda sulla gestione sanitaria nella sua Regione, l’attore ha preferito elegantemente fuorviare.
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