La cura della propria anima e della propria vita interiore inizia dall’accettare le sofferenze ma soprattutto dal non pensare che esse ci possano schiacciare.
B. Ildefonso Schuster
22.a del Tempo Ordinario (anno A)
Ha sete di te, Signore, l’anima mia
Ger 20,7-9; Sal 62; Rm 12,1-2; Mt 16,21-27
La parola del Signore è diventata per me causa di vergogna.
Dal libro del profeta Geremia 20,7-9
Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Quando parlo, devo gridare, devo urlare: «Violenza! Oppressione!». Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo.
Parola di Dio.
R. Ha sete di te, Signore, l’anima mia.
O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne,
in terra arida, assetata, senz’acqua. R.
Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode. R.
Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. R.
Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene. R.
Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 12,1-2
Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.
Parola di Dio.
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso.
+ Dal Vangelo secondo Matteo 16,21-27
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».
Parola del Signore.
“Che tu possa non soffrire mai!” è il grido di Pietro a Gesù. Quante volte vorremmo evitare a chi amiamo anche la minima sofferenza? E quanto, in particolare i genitori, non vorrebbero che i propri figli soffrissero, e a volte nemmeno quel poco che richiede la vita per l’impegno di viverla a pieno?
Vivere la vita pienamente significa andare incontro a delle sofferenze, ma che non ci schiacceranno e non ci annienteranno, come quella Croce che Gesù ci chiede di portare con lui. La vita ha sempre la meglio sulla morte e Gesù ci è venuto a dire che chi ha amato non perderà mai davvero, non morirà mai davvero e in un modo misterioso e tutto da scoprire, continuerà a vivere e a gioire anche dopo la morte. In una vita eterna che ha radice proprio nella nostra capacità di amare, la scintilla che ci rende a immagine di Dio.
La vita ha il suo esito finale e ha le sue inevitabili sofferenze nel suo svilupparsi. Eppure, se si sarà vissuta a pieno e se si sarà seguito Gesù, dietro i comandamenti dell’amore, non ci sarà morte per chi porta dietro a Lui la sua croce. Forse, si sentirà più disperato chi, per aver evitato ogni sofferenza,si troverà alla fine della vita con un animo sterile e freddo, piuttosto che con un cuore con tante ferite ma pieno d’amore. Come racconta questa storia:
In una piazza gremita di gente, un ragazzo su uno sgabello diceva di avere il cuore più bello del mondo e lo mostrava orgoglioso a tutti. La gente ammirava quel cuore perfetto, forte, vigoroso, senza il minimo difetto e più erano concordi nell’ammettere che quello era davvero il cuore più bello che avessero mai visto, più lui si inorgogliva. Ad un tratto, dal fondo della piazza, si fa strada un vecchio signore, dicendo che quel cuore era molto meno bello del suo. Salì anche lui sullo sgabello e mostrò il suo cuore. Era un cuore pieno di cicatrici, pieno di toppe, di bitorzoli, qua e la c’erano dei buchi dove mancavano addirittura dei pezzi. La gente rimase perplessa nel vedere quel cuore così malconcio. Il giovane scoppiò a ridere, dicendo con quale coraggio potesse affermare una cosa del genere, che non poteva confrontare quel cuore pieno di ferite e cicatrici, col suo cuore perfetto.
E’ vero – rispose il vecchio – Il tuo cuore è perfetto ma non farei mai a cambio col mio. Ogni ferita rappresenta una persona cui ho dato il mio amore, ho staccato un pezzo del mio cuore e gliel’ho donato. Spesso ho ricevuto in cambio un pezzo del loro cuore per colmare quel vuoto ma ciò che diamo non è mai uguale a ciò che riceviamo e così ho qualche bitorzolo cui, però, sono affezionato perché mi ricordano l’amore che ho condiviso. Altre volte ho donato pezzi del mio cuore a persone che non mi hanno corrisposto ed ecco quei buchi. Amare è rischioso ma per quanto dolorose siano quelle voragini, mi ricordano sempre l’amore che ho provato per quelle persone. Comprendi, adesso, cos’è il vero amore?
Il ragazzo era rimasto senza parole, con le lacrime che gli scendevano a fiumi sul viso, prese un pezzo del suo cuore e lo porse tremando, al vecchio. Costui lo accettò e lo mise nel suo cuore, poi prese un pezzetto del suo cuore rattoppato e lo diede al giovane che lo mise nello spazio rimasto vuoto. Non combaciava perfettamente, faceva un piccolo bitorzolo. Ora il suo non era il cuore perfetto di prima ma lo trovava più meraviglioso che mai, perché l’amore del vecchio ora scorreva dentro di lui!
La nostra “vita” interiore, la nostra “anima”, il nostro “cuore” è tutto ciò che di più prezioso abbiamo, e non c’è niente altro che conti o ci appartenga più di esso, in noi. E questa vita è forte, non ci deve spaventare la sofferenza. Piuttosto deve spaventarci il non aver mai accettato di soffrire qualcosa per amore di qualcuno, non essersi mai spesi per gli altri.
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