Un caso di febbre del Nilo si è presentato in provincia di Pavia con un paziente di 50 anni ricoverato in Rianimazione al San Matteo. E’ il primo caso di trasmissione “neuro invasivo”.
Si tratterebbe di un paziente di 50 anni, ricoverato nel reparto di Rianimazione del Policlinico San Matteo. A darne notizia è oggi il quotidiano “La Provincia pavese”. Il sistema di sorveglianza interregionale sulla trasmissione del virus ha definito questo caso (il primo, nel corso del 2020, in territorio pavese) “neuro invasivo”. Sino ad oggi si contano 22 casi di “West Nile” registrati in Italia nel corso del 2020 (di cui solo 16 in Lombardia). Inspiegabilmente, la maggior parte dei casi si sono verificati in provincia di Lodi. La febbre del Nilo viene contratta in seguito alla puntura di una zanzara infetta dal virus.
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Questo tipo di malattia si presenta più o meno ogni anno in pianura Padana. Finora la maggior parte dei casi si sono rilevati nel Lodigiano. E’ bene ricordare che il virus West Nile non è trasmissibile da persona a persona. Nella maggior parte dei casi ha un tempo di incubazione che varia dai 2 ai 14 giorni, che diventano 21 per i soggetti con deficit immunitario. Nell’essere umano per la maggior parte dei casi, circa l’80%, l’infezione può essere asintomatica, o presentarsi come sindrome febbrile (cefalea, dolori muscolari e possibile eruzione cutanea), per questo può essere facilmente scambiabile con una normale influenza stagionale.
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