E’ quanto avvenuto a Caravaggio, dove un trentenne si trovava in quarantena perché risultato positivo al coronavirus. Il lunedì, tuttavia, non è presentato per il secondo tampone. La polizia si è poi recata nella casa dell’uomo, trovandola vuota: il trentenne avrebbe preso la volta del Marocco. Ora è stato denunciato. In caso di ritorno in Italia, rischia l’arresto.
Pende su di lui un possibile arresto per aver infranto la quarantena ben consapevole di essere risultato positivo al coronavirus: il trentenne di Caravaggio non si sarebbe presentato, lunedì scorso, agli esami per un secondo tampone. Da quel momento la polizia, allertata dal comune, si sarebbe attivata per rintracciarlo e, recatasi nella sua abitazione, avrebbe fatto la scoperta: la casa era vuota. Il trentenne sarebbe scappato in Marocco. A dare inizio al periodo di isolamento per due settimane, l’avviso dell’Ats al comune di residenza del trentenne. Lunedì in ospedale avrebbe dovuto effettuare un tampone di verifica, ma a quanto pare i programmi del ragazzo erano altri: da tempo era partito lasciando la sua abitazione, diretto verso Genova, dove si è imbarcato per raggiungere il suo Paese. Così, è scattata la denuncia, che comporterà il serio rischio di un arresto, nel caso in cui il trentenne decidesse di rientrare in Italia.
LEGGI ANCHE -> Scuola: gli insegnanti con problemi di salute chiedono l’esonero. E’ allarme in Veneto, Liguria e Campania
LEGGI ANCHE -> Zingaretti, referendum: ”Manteniamo gli impegni presi. Priorità: scuola e lavoro”
Intanto peggiora la situazione coronavirus in Marocco, dove una settimana fa è stato lanciato l’allarme per gli ospedali pubblici di Marrakech. Così, sanitari, attivisti e operatori hanno cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sul coronavirus con gli hashtag #Sauvez_Marrakech e #Marrakech_étouffe. Oltre agli hashtag, le foto finite in rete, immagini preoccupanti di malati abbandonati in corsia, respiratori non funzionanti e precarie condizioni igieniche all’interno delle strutture ospedaliere. Tra le scene raccapriccianti, anche cadaveri lasciati sui lettini abbandonati in corsia. E’ bastato poco, in Marocco, per creare un collasso del sistema sanitario: una settimana fa i pazienti risalivano a poco meno di 3mila. Ad esser fortemente colpito dall’emergenza è l’ospedale Ibn Zhhr. Lì i dipendenti ribadiscono: c’è mancanza di tutto ciò che serve a garantire la sicurezza di malati, medici e operatori”, “l’impossibilità di accogliere altri pazienti”, “la totale assenza di gestione”. Intanto arriva la promessa del ministro della salute Khalid Ait Taleb che afferma: si procederà a una riorganizzazione delle strutture ospedaliere in città, per garantire una maggiore reattività di fronte all’emergenza da coronavirus. L’idea sarebbe di attrezzare nuovi reparti per i casi più critici, e di estendere l’ospedale di Ben Guerrir, a 80 chilometri da Marrakech. In questo modo, passando da 350 a 650 lettini, si cercherà di trasportare parte del peso sostenuto dalla città verso Ben Guerrir, evitando un sovraccarico disastroso. Eppure, secondo molti, questa reazione non basta, e arriva troppo tardi per cercare di tamponare una diffusione ormai veloce, soprattutto nelle principali città: Tangeri, Casablanca, Fes, Marrakech. Alla luce di questo quadro si spera, almeno, che il trentenne fuggito in Marocco non abbia causato troppi danni.