Con il riavvio delle lezioni in presenza si palesa un nuovo problema per la scuola italiana: i professori con malattie gravi vogliono l’esonero.
L’allarme è già scattato in Veneto, Liguria e Campania. La direttrice dell’Ufficio scolastico del Veneto, Carmela Palumbo, ha segnalato centinaia di richieste di esonero, mentre solo a Salerno le lettere sono già una trentina. Ad aggravare ulteriormente la situazione c’è il fatto che i presidi non abbiano ricevuto le linee guida per gestire questa situazione. Che fare con gli insegnanti con accertati problemi di salute? Vanno lasciati a casa in malattia? Sono da dichiarare non idonei? Oppure basta semplicemente adottare misure di contenimento dei contagi più attente, come ad esempio l’utilizzo di mascherine FFP2 invece di quelle chirurgiche? Per il momento dal Governo non arriva nessuna risposta.
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Sulla questione arrivano voci discordanti anche dai sindacati. Per la segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, “è scorretto alludere a una disaffezione per il proprio lavoro dei docenti. La condizione di salute del lavoratore va tutelata. Ma il punto è come. Un professore di italiano e filosofia del liceo che ha un tumore si potrebbe pensare di farlo lavorare solo per piccoli gruppi, raddoppiando la distanza fra la cattedra e i banchi, oppure dirottarlo sulla programmazione della didattica a distanza”. Opinione diversa arriva da Pino Turi, Uil, che propone un approccio più drastico. “Non vedo altra soluzione che tenere i lavoratori fragili a casa mettendoli in aspettativa” – afferma Turi.
Quello che è certo è che l’anno scolastico 2020-2021 sarà un anno da record per quanto riguarda le cattedre vacanti. Gli esperti parlano di un ingigantirsi del numero di supplenti, che potrebbero arrivare a 250 mila. I piani del Ministero dell’Istruzione, che aveva promesso 85mila nuovi posti, non hanno dato i risultati sperati. Le 85mila assunzione effettivamente ci sono state, ma non si tratta di nuove cattedre. Il Ministero ha semplicemente sostituito gli insegnanti che nel 2020 sono andati in pensione. Inoltre secondo i sindacati solo il 30% delle assegnazioni di nuove cattedre sarebbe andato a buon fine.
Non solo. Nel 2020 si è registrato anche un altro fenomeno, ossia la migrazione di molti insegnanti dal Nord, dove ci sarebbe più bisogno, al Sud. Questo perché il Covid ha colpito più duramente il Nord Italia: per paura di ricadere nuovamente nell’incubo del lockdown molti presidi neo assunti in Lombardia, Veneto, Piemonte, Trentino ed Emilia Romagna hanno preferito tornare al Sud come insegnanti.
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