La società funziona ancora così: poche persone molto ricche possiedono più di tutto il resto dell’umanità. “Le disuguaglianze rivelano una malattia sociale”, ha commentato il Papa durante l’udienza generale.
“La pandemia ha messo in rilievo e aggravato i problemi sociali, soprattutto la disuguaglianza. Alcuni possono lavorare da casa, mentre per molti altri questo è impossibile. Certi bambini, nonostante le difficoltà, possono continuare a ricevere un’educazione scolastica, mentre per tantissimi altri questa si è interrotta bruscamente. Alcune nazioni potenti possono emettere moneta per affrontare l’emergenza, mentre per altre questo significherebbe ipotecare il futuro”. E’ iniziato così il discorso del Papa durante l’udienza generale: “Questi sintomi di disuguaglianza rivelano una malattia sociale; è un virus che viene da un’economia malata: e dobbiamo dirlo semplicemente, l’economia è malata. È il frutto di una crescita economica iniqua, questa è la malattia, che prescinde dai valori umani fondamentali”. Il pontefice sostiene che nel mondo di oggi, pochi ricchissimi possiedano più di tutto il resto dell’umanità. È sicuramente un’ingiustizia. Non possiamo rimanere a guardare, dobbiamo agire.
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“Le proprietà e il denaro sono strumenti che possono servire alla missione, allo sviluppo. Però li trasformiamo facilmente in fini, individuali o collettivi. E quando questo succede, vengono intaccati i valori umani essenziali”, ha sottolineato di nuovo il Pontefice. L’uomo infatti è diventato individualista, calcolatore e dominatore, ha proseguito. Secondo Francesco ci siamo dimenticati che, essendo creati a immagine e somiglianza di Dio, siamo esseri sociali, creativi e solidali, ma spesso ce lo dimentichiamo, agiamo come fossimo soli sulla Terra. Di fatto, ha continuato, “siamo gli esseri più cooperativi tra tutte le specie, e fioriamo in comunità, come si vede bene nell’esperienza dei santi”. Siamo ossessionati dal possedere che ci dimentichiamo che nel mondo ancora molte persone vivono o sopravvivono senza i beni primari. Le disuguaglianze sono lancinanti e non ci portano ad un vero progresso, ad un passo avanti. Cooperare per il bene collettivo può portare invece a costruire e rielaborare il progresso sociale.
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“Con lo sguardo fisso su Gesù e con la certezza che il suo amore opera mediante la comunità dei suoi discepoli, dobbiamo agire tutti insieme, nella speranza di generare qualcosa di diverso e di meglio”, ha aggiunto. La pandemia ci ha messo tutti in crisi. Ma dobbiamo fare tesoro di quello che abbiamo imparato: da una crisi non si esce uguali o usciamo migliori o usciamo peggiori. Dopo la crisi continueremo con questo sistema d’ingiustizia sociale e di disprezzo per la cura della cosa comune? Pensiamoci. E per finire – ha concluso – “pensiamo ai bambini: leggete le statistiche, quanti bambini oggi muoiono di fame per una non buona distribuzione della ricchezza, per un sistema economico come ho detto prima. E quanti bambini oggi non hanno diritto alla scuola, per lo stesso motivo”. Pensando a questo, dovremmo uscire dalla crisi come persone migliori, non individualiste e soprattutto più unite e solidali.
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