Si comincia a pensare alla prossima legge di Bilancio che potrebbe essere rimandata solo da un’eventuale nuova ondata della pandemia. Il ministro dell’economia Roberto Gualtieri è già a lavoro per stabilire le priorità del governo.
Di manovre, questo Governo ne ha fatte diverse quest’anno per via dell’emergenza coronavirus: prima di tutto i 100 miliardi stanziati attraverso i vari decreti, dal Cura Italia al decreto Liquidità, dal Rilancio all’ultimo decreto Agosto. Adesso tra le priorità vi è sicuramente la prossima legge di Bilancio, che rischia di essere scavalcata solo da ulteriori provvedimenti dovuti ad una seconda ondata della pandemia. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, è già al lavoro con i suoi tecnici per mettere a punto una manovra che eviti, da una parte, di gonfiare di più il deficit e, dall’altra, di mettere ancora le mani nelle tasche dei contribuenti e nelle casse delle aziende. Tutto questo, Covid permettendo. Si terrà conto dei soldi che arriveranno con il Recovery Fund (oltre 200 miliardi) e del resto dei finanziamenti messi in atto dal governo. Un gioco di prestigio che potrebbe avere un valore minimo di 20 miliardi di euro e massimo di 25 miliardi. Gualtieri ha un mese di tempo per ragionare su come scrivere la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, primo rapporto che dovrà presentare a fine settembre per anticipare la legge di Bilancio. Sulla legge possiamo già elencare i punti più importanti.
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La riforma fiscale, bonus e detrazioni
Il primo cambiamento intanto riguardante la legge è che sarà la prima degli ultimi 10 anni senza la clausola di salvaguardia Iva introdotta da Silvio Berlusconi nel 2010. Significa che l’imposta sul valore aggiunto resterà, male che vada, così com’è, senza subire dei rialzi. L’altra certezza, stando alle parole del ministro, è quella della riforma fiscale, che il Governo intende fare con i soldi che già ci sono, senza chiedere altre tasse agli italiani. Tra queste, la riduzione di alcune agevolazioni fiscali. Oggi, sono 533 tra deduzioni, detrazioni e bonus vari, e costano 62 miliardi e mezzo di euro. Non ci saranno nuove tasse da pagare ma sicuramente meno benefici di cui poter usufruire. Non è la stessa cosa da un punto di vista di facciata. Ciò che si recupera da questi tagli potrebbe essere destinato alla revisione delle aliquote Irpef, inserendo un gradino intermedio tra gli attuali 27% e 38% così da agevolare il ceto medio.
E poi ci sono gli impegni da mantenere: dai 100 euro in busta paga che hanno sostituito gli 80 euro del bonus Renzi all’assegno universale che partirà a gennaio per tutti i figli dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni compiuti dei ragazzi. Si parlerà anche della quattordicesima per le pensioni e dei bonus sulla prima casa.
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