A Milano crolla il mito della fattoria delle fragole. A soli quindici chilometri da Milano, nel Parco agricolo sud, l’azienda agricola StraBerry è sotto ai riflettori per lo sfruttamento dei braccianti: i più fortunati arrivavano a 4,4 euro all’ora.
Un’azienda da oltre 7,5 milioni di euro fondata da Guglielmo Stagno d’Alcontres, laurea alla Bocconi e aspirazione da banchiere messa da parte quando è stato folgorato dalla passione per i campi. Peccato che l’inchiesta condotta dalla compagnia di Gorgonzola della guardia di finanza, ha rivelato una realtà completamente diversa: braccianti costretti a lavorare sotto il sole per nove ore consecutive, senza servizi igienici né docce, con una paga che per i più fortunati arrivava a 4,5 euro all’ora. Inoltre erano costretti a maneggiare fitofarmaci. Ora Guglielmo Stagno d’Alcontres è indagato con altre sei persone per intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera: le accuse riguardano un altro amministratore, due sorveglianti, due impiegati amministrativi e il consulente dell’azienda che predisponeva le buste paga. Le indagini sull’azienda sono durate due mesi e sono state innescate dai sospetti sul vorticoso giro di manovalanza con dipendenti che lasciavano il posto di lavoro dopo soli due giorni. Chi raccoglieva fragole e lamponi per l’azienda agricola, principale produttore di frutti di bosco in Lombardia, lo faceva in condizioni disumane e per una paga a dir poco misera. Una fattoria delle fiabe, dalla descrizione del suo ideatore: 25 mila metri quadrati di serre fotovoltaiche, un approccio innovativo e attento alla sostenibilità ambientale premiato per due anni consecutivi da Coldiretti con l’Oscar green. Evidentemente i controlli non erano stati così attenti.
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StraBerry: cosa accadeva all’interno dell’azienda
Stando all’inchiesta della Procura di Milano, non compariva sulla pagina Instagram insieme allenumerose foto dei pasticcini ai mirtilli pubblicizzate dall’azienda. “ I dipendenti trattati come schiavi, pagati pochi euro all’ora, con un orario di lavoro al di fuori di qualsiasi contratto, costretti cambiarsi nei campi, senza bagni né le minime condizioni igieniche”, raccontano gli inquirenti. E ancora “vessazioni durante il lavoro: una continua vigilanza da parte dei responsabili dei turni e la violazione delle norme anti Covid-19 sul distanziamento sociale per accelerare i tempi della raccolta agricola. Il tutto sotto la minaccia costante del licenziamento”. Un quadro di sfruttamento molto chiaro che comprende anche la prassi di assumere lavoratori per due giorni di prova senza compenso, soltanto per approfittare della manodopera gratuita. La Procura ha disposto il sequestro di tutti i beni della società, 53 immobili tra terreni e fabbricati, 25 veicoli e tre conti correnti bancari.
Stagno d’Alcontres, discendente della storica stirpe siciliana che nelle tante interviste si definisce “amante della matematica e dei cannoli”, adesso rischia il collasso. “Mentre i miei amici dopo la laurea partivano per la London school of economics o per New York, io cercavo in Olanda le serre migliori”, raccontava in un’intervista. L’imprenditore in realtà ha cercato per anni di arricchirsi, sfruttando giovani braccianti in cerca di lavoro, una prassi molto comune purtroppo che fortunatamente è stata denunciata.