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Cronaca

Coronavirus, parla il direttore dell’Humanitas di Milano, Alberto Mantovani

Lo scienziato dell’Humanitas di Milano parla a tutto tondo della nuova fase del Covid. Bene i tracciamenti delle persone infette anche se nutre perplessità sulle modalità di esecuzione. Il virus non si è imbonito, la malattia si.

Intervistato al telefono dal Corriere, l’immunologo e direttore scoentifico dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano, Alberto Mantovani, esprime le sue considerazioni sugli ultimi sviluppi del Coronavirus, sul vaccino in via di sperimentazione e sulle misure prese dal governo italiano per contenere i contagi. Il professore ci tiene innanzitutto a precisare che il virus è “stabile” e non sta diventando più “gentile”, smentendo di fatto la cronaca quotidiana che parla invece di un virus che sta mutando e diventando meno aggressivo. Occorre distinguere, prosegue, tra il virus che non è cambiato e la malattia che, invece, si è attenuata per diverse ragioni: la prima è che le polmoniti da virus respiratori in estate scompaiono, in secondo luogo si sta più attenti nei confronti degli anziani, che sono i più fragili e terzo, anche se i giovani sono i più colpiti hanno più difese. La prevenzione rimane un caposaldo nella lotta al Covid ma, avvisa l’immunologo, i farmaci retrovirali non funzionano e anzi, possono avere effetti dannosi. Si salva il “desametasone”, un vecchio cortisonico capace di ridurre in qualche modo la mortalità, fa sapere Mantovani. Grandi speranze ci sono per gli anticorpi monoclonali che possono intercettare il virus, qualche perplessità invece, esiste per le terapie con il plasma di soggetti infettati. Circa il vaccino anti Covid, Mantovani sostiene che abbiamo bisogno di un antidoto sicuro ed efficace, per cui è inutile gridare in fretta e furia ad una soluzione che brucia le tappe, piuttosto bisogna lavorare insieme per trovare un vaccino che sia efficace e valido sulla lunga distanza. Per quanto riguarda infine, il tracciamento dei contatti di chi risulta positivo al rientro dalle ferie, l’immunologo, ritiene corretto attuare questa procedura, ma nutre alcune perplessità sulle modalità con cui viene fatto. “Non esprimo un giudizio su come viene fatto, mi adeguo a quello che suggeriscono le nostre autorità sanitarie”, conclude Alberto Mantovani.

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