Lo ha sequestrato, poi lo ha seviziato e umiliato in diretta social. L’episodio il 20 luglio scorso.
È accaduto a Milano, in zona Ripamonti. Il 20 luglio scorso, erano le 14.30, poche persone per strada, un caldo asfissiante e il ragazzo, un egiziano di 19 anni, si è alzato la maglietta e ha mostrato il coltello posto tra i pantaloni ed i boxer e al suo rivale in amore ha dichiarato: «Vieni, dobbiamo solo parlare». Poi la minaccia «Se non vieni, ti becco in giro».
Il ragazzo più giovane, 18 anni appena compiuti, è stato così costretto ad andare. Da quel momento ha avuto inizio il suo incubo, racchiuso in mezz’ora, il culmine della persecuzione, che si è concluso con il sequestro di persona. All’interno dell’appartamento in cui il ragazzo è stato imprigionato, c’era disordine, una poltrona vuota ed uno strano oggetto: una cinghia per tapparelle con un capo legato a un mobile della cucina. Il giovane è stato legato, la cinghia stretta al collo e alla vita, e l’altro capo della corda fissata alla maniglia del forno acceso.
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Dopo averlo bloccato, ha avuto inizio il video con il telefonino della durata di venti minuti, che finirà su Instagram. Il giovane è stato picchiato, insultato e umiliato. La sua immagine è rimbalzata sui cellulari di tutti i contatti comuni. Terminato poi quel supplizio il ragazzo tornerà a casa e con la madre, qualche giorno dopo, andranno al commissariato «Scalo-Romana», guidato dal dirigente Francesco Anelli, dove troveranno una poliziotta che dopo aver ascoltato il loro racconto darà inizio ad un’indagine serrata, atta a ricostruire mesi di maltrattamenti conclusasi con un’ordinanza d’arresto firmata il 17 agosto dal gip Alessandra Clemente.
Ahmed Abdelnabi, detto Josef, è stato arrestato due giorni fa a Forlì su indicazione dei poliziotti milanesi. In tasca aveva due cellulari rubati da poco a Rimini. Il suo complice, noto come Jack, di 20 anni, un ragazzo italiano, in quel momento era già in carcere. Il sequestro è stato eseguito esclusivamente da Josef ma le altre vessazioni sono state commesse in concorso con Jack. Dalle indagini ne è emersa una logica di strada da gang dove Josef era il capo branco. Anche il ragazzo più giovane, il più debole, ha un passato problematico con la giustizia, ed è così che si era aggregato al gruppetto di Josef ed aveva avuto una storia con una ragazzina che in passato era stata anche con l’egiziano. Gli attacchi così sono nati anche a ‘causa’ di questa relazione, a volte solo minacce in strada, in un caso la coppia aveva cercato di costringere il ragazzino a fare da esca per fingere di comprare un chilo di droga con 6/7 mila euro e poi rapinare uno spacciatore. Lui si era rifiutato. La storia era andata avanti prima e dopo il lockdown. Fino al sequestro postato sui social. Ai poliziotti il ragazzino aveva dichiarato: «Ho avuto paura di morire».
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