La 26enne è una delle 14 persone tornate dalla Sardegna dopo aver contratto il Covid. Nel mirino c’è il provvedimento che ha portato alla riapertura delle discoteche, poi revocata.
È uno dei casi che sta facendo discutere di più, in merito alla risalita dei casi di contagio. 14 ragazzi, tutti residenti a Milano, hanno contratto il Covid dopo aver trascorso una vacanza in Sardegna. Una di loro, la cui è iniziale è C., è stata contattata dai colleghi del Corriere della Sera, per fornire una testimonianza dell’accaduto. Si è trattato della classica vacanza tra amici spensierati, intenzionati a staccare la spina. E così, tra un giro delle discoteche di Porto Cervo e un bagno al mare, alla fine questa comitiva di milanesi si è ritrovata a contrarre il Coronavirus.
La 26enne ha fatto capire che tutti e 14 sono in quarantena. E nonostante ci sia grande empatia tra tutti i componenti del gruppo, ci si rende conto che il momento non è facile per nessuno. “In una chat ci sosteniamo a vicenda ma siamo solo al giorno due – spiega – . Molti di noi sono asintomatici, altri hanno i sintomi dell’influenza. Io ho avuto la febbre a 37.5 appena rientrata, il 18, ora sto benissimo. Non volevamo certo finisse così questa vacanza. Molti di noi, positivi, in discoteca non ci sono neanche mai andati“. Eppure il Covid è serpeggiato tra loro.
“Chi può, come me, sta in quarantena da sola. La paura più grande è quella di contagiare le nostre famiglie e andare incontro a conseguenze serie“, svela la 26enne. A conferma del fatto che c’è comunque consapevolezza del fatto che questo virus, seppur trasmesso da giovani asintomatici, può ancora fare male. Anche se i genitori non hanno preso bene la cosa: “Mia madre mi ha detto che sono un’incosciente, che c’era da aspettarselo che sarebbe finita così. Siamo stati in casa durante tutto il lockdown, abbiamo rispettato le regole alla lettera, oggi per la società noi ragazzi siamo i nuovi untori“.
Tuttavia, dalle parole della 26enne di Milano emerge anche un attacco al Governo. In particolare è la riapertura delle discoteche, con centinaia di ragazzi ammassati per ballare e bere cocktail, è stato un deterrente. Anche se non è solo lì la causa dell’aumento improvviso dei casi: “La verità è che le discoteche non andavano aperte, andare a ballare distanziati è impossibile. Lo dico io che non ho rinunciato a una festa. Ma se ci hanno permesso di tornare in pista, perché non avremmo dovuto farlo? Non abbiamo fatto nulla di illegale. E poi non fermiamoci qui. Ripeto: ho amici che hanno trascorso le serate in Sardegna a casa, eppure ora hanno sintomi e febbre alta“.
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Ma cosa si rimproverano i componenti della comitiva di Milano risultati positivi al Covid? La 26enne parla così: “Con il senno di poi avremmo dovuto stare più attenti ed evitare di andare a ballare nonostante fosse consentito. E la mascherina, ecco: avremmo dovuto usarla di più. Però non ci sentiamo di autocrocifiggerci“. Anche se gli attacchi a chi gestisce le discoteche rimane: “Nessuno ci ha mai negato l’ingresso in discoteca, anche quando le sale erano sature. Abbiamo sottovalutato tutti il pericolo di ripiombare nel caos, ma non puntate il dito solo contro noi ragazzi“.
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