Il 14 settembre riaprono le scuole in Italia. Ma ancora troppi sono i nodi da sciogliere e molte sono le polemiche.
I banchi monoposto promessi per permettere il distanziamento sociale nelle aule non arriveranno fino a metà ottobre. Dunque le Regioni si chiedono: come fare nel frattempo? E chi si prenderà la responsabilità di eventuali contagi e il costo medico e politico di nuovi tamponi? Queste e altre domande allarmano i Governatori e continuano a non trovare una risposta nelle sale del Governo.
C’è poi anche un’altra questione: quella della data di inizio delle scuole che si accavalla pericolosamente alle votazioni amministrative, nonché al referendum per il taglio dei parlamentari. I Governatori di tutte le Regioni avevano chiesto a gran voce di poter votare subito dopo l’emergenza Covid, alcuni anche per interesse personale (come il leghista Zaia, che sperava di far fruttare il successo delle sue norme anti-Covid in Veneto), ma soprattutto per evitare accavallamenti con inizio delle lezioni. Ma questo non è stato evitato. Infatti le scuole apriranno il 14 e richiuderanno le porte il 18 per permettere sanificazioni e allestimento delle cabine elettorali. La riapertura è prevista dopo il 22 settembre, vista la lentezza nella scomposizione delle cabine richiesta dalle norme anti-Covid.
E poi ci saranno alcune città, come Venezia, Reggio e Bolzano, e diversi comuni, dove le scuole saranno richiuse una settimana dopo per il secondo turno delle comunali.
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In questa giungla di decisioni non prese e polemiche, i Governatori tentano di aggiustare le situazione come possono. Ecco dunque che in Puglia si è deciso di aprire le scuole il 24 settembre, dopo le elezioni. Questo sia per evitare una ripartenza scolastica a singhiozzo, sia per escludere che le tante chiusure e ripartire delle aule possano influire negativamente sull’elezione di Emiliano, presidente uscente e ricandidato. La Sardegna dice di voler riaprire le scuole il 22 settembre, a Bolzano si parte il 7, in Friuli il 16. Inoltre la Campania afferma la sua volontà di fare tamponi a tutti gli studenti e già sta preparando i kit necessari, mentre in Toscana e Lombardia partono in questi giorni i test sierologici sui docenti. Quest’ultimo test sarà su base volontaria, e già qualcuno adombra la possibilità che il personale scolastico possa non presentarsi numeroso.
“E’ tutto in ritardo”. Questo il lamento che si alza anche dai Sindacati. Maddalena Gissi, segretario nazionale della Cisl Scuola, afferma: “Abbiamo chiesto al Ministero dell’Istruzione di poter conoscere i dati arrivati dai vari monitoraggi e volgiamo avere piena conoscenza delle condizioni in cui versano gli edifici scolastici”. In tutta questa confusione molti presidi voglio muoversi in autonomia. La soluzione più quotata sembra quella di posticipare il rientro in aula, recuperando il ritardo con meno vacanze di Natale e Carnevale.
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