Sull’omicidio del piccolo Evan, torna a parlare suo padre Stefano. L’uomo ha raccontato ai giornalisti di aver già denunciato in precedenza, ai servizi sociali e alla Procura, i maltrattamenti che il bimbo di 20 mesi subiva in famiglia. Ora chiede giustizia.
Si è svolta infine l’autopsia sul corpicino del piccolo Evan Lo Piccolo, morto a seguito di un grave trauma cranico. Durante l’esame, i medici legali hanno rinvenuto diversi lividi e segni evidenti di percosse, riferibili anche alle settimane scorse. L’ispezione, eseguita dalla dottoressa Francesca Berlich, fornirà ora indicazioni utili per proseguire l’inchiesta della procura di Siracusa, impegnata nel caso di omicidio del bimbo di soli 20 mesi.
Una morte per la quale il padre, Stefano Lo Piccolo, non vuole rassegnarsi. “Nessuno si è mosso dopo la mia denuncia, adesso mi muovo con le mie mani”, ha infatti spiegato l’uomo. E nascono anche dei dubbi sulla relazione di inizio agosto presentata dai servizi sociali del comune di Rosolini al tribunale dei Minori di Catania – documento, questo, che non menzionava a nessuna situazione d’allarme.
Il padre di Evan: “Lo maltrattavano, anch’io ero stato minacciato”
Stefano Lo Piccolo, il padre di Evan, è rientrato martedì scorso in Sicilia da Genova, e verrà presto ascoltato dagli inquirenti presso il commissariato di Modica. Non si dà pace per la morte del bimbo, che a nemmeno due anni è morto al pronto soccorso per quelli che paiono essere dei postumi da lesioni, dovuti alle percosse subite dal convivente della madre. La donna, Letizia Spatola, e il suo convivente, Salvatore Blanco, sono stati dunque fermati con l’accusa di omicidio.
Una situazione, quella che ha portato alla morte del piccolo Evan, che il padre aveva però già denunciato non molto tempo fa. Nelle scorse settimane, prima della morte del bimbo, l’uomo si era recato presso la Procura di Genova – città presso la quale si era trasferito per trovare lavoro – presentando un esposto per sospetti maltrattamenti in famiglia, proprio ai danni di suo figlio.
Come spiegato dall’uomo ai giornalisti del Corriere, infatti, Stefano aveva sottolineato nell’esposto come il bambino venisse maltrattato, aggiungendo anche di essere stato minacciato lui stesso dalla coppia. “Mi hanno detto che se non gli davo i soldi mi avrebbero fatto male“, dice ai giornalisti, mentre ribadisce: “Nessuno ha mosso un dito. Ma dove è stata la legge? Dove è scritto che la legge è uguale per tutti? Hanno sottovalutato che cosa erano capaci queste persone”. “Me l’hanno ucciso. Non lo vedrò più“, aggiunge poi affranto.
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Una situazione, quella dei maltrattamenti nei confronti del piccolo Evan, che era stata notata anche dalla nonna del bimbo, Elisa Congiu. Sarebbero state, infatti, proprio le foto inviate dalla donna ad allarmare immediatamente il padre, tanto che non era tardata ad arrivare la segnalazione ai servizi sociali del Comune di Rosolini. “Suggerii io alla nonna di segnalare la situazione ai servizi sociali perché lei sosteneva che la mamma non fosse in grado di accudirlo”, aveva spiegato l’avvocato Antonino Savarino, il legale che aveva seguito la pratica.
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Ora che però è successo l’irreparabile, il padre non vuole darsi per vinto. “Eravamo seguiti dai servizi sociali. Mia madre vedendo quei lividi aveva chiesto più volte agli assistenti di andare a dare un’occhiata. Inutilmente”, ha sottolineato in un recente intervento per La Stampa. “Da due settimane e mezzo non lo vedevo neanche in video, ogni volta la madre me lo giustificava con una scusa diversa. Ora pretendiamo giustizia. Devono farla o la faremo noi“, ha spiegato ancora ai giornalisti che lo hanno intervistato.