Una ricerca rivela che la trasmissione aerea del Covid è possibile e che le mascherine non bastano per difenderci dal virus.
Per la prima volta è stato dimostrato quello che molti si chiedevano, e cioè che il virus del Covid-19 disperso nell’aria è infettivo. Dopo la lettera di 239 scienziati di 32 Paesi, l’Oms ha ammesso che il problema esiste e studiarlo, potrebbe diventare una delle frontiere della lotta alla pandemia. “Stiamo collaborando con molti firmatari della lettera. Ci sono evidenze su questo tema e crediamo di dover essere aperti a studiare per comprenderne le implicazioni sulle modalità di trasmissione e sulle precauzioni da prendere. Ci sono alcune specifiche condizioni in cui non si può escludere la trasmissione aerea, soprattutto in luoghi molto affollati e chiusi”, precisa Benedetta Allegranzi, responsabile tecnico dell’Oms per il controllo delle infezioni. Dunque anche le goccioline più piccole, chiamate dagli scienziati, aerosol, possono infettare le persone poiché sono soggette ad evaporazione e rimangono in sospensione nell’aria più a lungo: hanno quindi la possibilità di muoversi per tratti molto più lunghi rispetto alle goccioline grandi (chiamate in gergo tecnico, droplet) che cadono a terra per la forza di gravità. Fondamentale secondo gli scienziati, è comprendere l’importanza della ventilazione negli ambienti chiusi e di dimensioni ridotte e dunque investire in tal senso. Il team di ricerca dell’Università della Florida è riuscito ad isolare da goccioline di aerosol virus vivi in una stanza con pazienti ricoverati per Covid-19 a una distanza tra i due e i quattro metri da loro, ben oltre la distanza raccomandata per evitare il contagio. Secondo Linsay Marr, esperta nella diffusione aerea dei virus, questa scoperta rappresenta la prova inequivocabile della presenza di virus infettivi nell’aria. La ricerca non ha ancora ottenuto la revisione da parte di altri scienziati, ma rappresenta comunque un notevole passo in avanti alla lotta del Covid-19.
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