Per usufruire del superbonus al 110% è possibile richiedere una detrazione, uno sconto in fattura o una cessione del credito. Ma come decidere? E’ necessario orientarsi in base alle ultime indicazioni dell’Agenzia delle Entrate.
Una volta chiarito come accedere al superbonus, è ora necessario comprendere quale modalità scegliere. Per orientarsi è allora necessario fare appello alla circolare dell’Agenzia delle Entrate dell’8 agosto, che spiega nello specifico come ci si deve comportare in caso di richiesta del bonus. Come spiegato dal documento, il bonus al momento spetta alle spese dal primo luglio 2020 al 31 dicembre 2021, e nel ricevere l’agevolazione si può procedere con le tre strade sopraelencate: detrazione fiscale, cessione del credito o sconto diretto in fattura da parte dell’impresa che esegue i lavori.
Per quanto riguarda la detrazione fiscale, si tratta in realtà della “via maestra”, la strada classica di applicazione dell’agevolazione. La detrazione è da ripartire tra gli aventi diritto in cinque quote annuali di pari importo, e si applica alle spese per gli interventi “trainati” e “trainanti” dal primo luglio 2020 al 31 dicembre 2021, indipendentemente dalla data di effettuazione dei lavori. E’ necessario disporre di un carico impositivo ordinario capiente per accedere al beneficio, scontando i redditi a tassazione separata o ad imposta sostitutiva, inutili per raggiungere questi fini. Il problema è non perdere inutilmente il possibile risparmio d’imposta. Soprattutto se si pensa che il bonus può riguardare spese consistenti distribuite in un breve lasso di tempo. Vista sotto questa ottica la detrazione del 110% può risultare pericolosa. A quel punto entrano in gioco gli altri mezzi di accesso al beneficio. Inoltre, nel caso della detrazione fiscale il richiedente dovrà attendere 5 anni per rientrare nell’investimento fatto, mentre, ad esempio, con lo sconto diretto in fattura il richiedente otterrebbe immediatamente lo sgravio.
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Nel caso dello sconto in fattura è necessario, però, innanzitutto trovare un’impresa esecutrice dei lavori pronta a concedere questa modalità. Lo sconto può a quel punto giungere “fino a un importo massimo pari al corrispettivo dovuto”. Insomma, lo sconto, stando a quanto riportato dalla circolare, può essere parziale e il credito maturato dal fornitore è pari al 110% dell’importo scontato. Per quanto riguarda l’importo restante, a quel punto può esser detratto o ceduto. A fornire un esempio è la stessa circolare dell’Agenzia dell’Entrate, che spiega: “Il contribuente sostiene una spesa pari a 30.000 euro alla quale corrisponde una detrazione pari a 33.000 euro (110%). In questo caso lo sconto da potersi applicare è di 30.000 euro e l’impresa maturerà un credito d’imposta pari a 33.000 euro. Nel caso in cui, invece, il fornitore applichi uno sconto parziale, il credito d’imposta è calcolato sull’importo dello sconto applicato. Ciò comporta, in sostanza, che se a fronte di una spesa di 30.000 euro, il fornitore applica uno sconto pari a 10.000 euro, lo stesso maturerà un credito d’imposta pari a 11.000 euro. Il contribuente potrà far valere in dichiarazione una detrazione pari a 22.000 euro (110 per cento di 20.000 euro rimasti a carico) o, in alternativa, potrà optare per la cessione del credito corrispondente a tale importo rimasto a carico ad altri soggetti, inclusi istituti di credito e altri intermediari finanziari”.
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E proprio per quanto riguarda la cessione di credito, si entra in questo caso nella terza modalità. Si tratta della modalità, sotto alcuni aspetti, meno conveniente. La cessione di credito d’imposta corrisponde alla detrazione spettante, che viene ceduta ad altri soggetti, compresi istituti di credito e altri intermediari finanziari. La cessione può avvenire anche verso la stessa impresa, applicando nuovamente una sorta di sconto in fattura, nel caso in cui l’impresa sia propensa a farlo. La questione si complica, come ricordato da Investireoggi.it, quando l’impresa non è d’accordo a ricevere il credito. In questo caso spetterà al contribuente pagare gli interventi per poi trovare, solo in un secondo momento, un terzo soggetto a cui cedere il credito, come una banca. Inoltre, a questo si aggiungono altre spese, come quelle del visto di conformità e dell’asseverazione tecnica, che però possono essere detratte a loro volta.
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