La moglie immunodepressa a seguito di un trapianto, il marito le imponeva la presenza dell’amante durante il lockdown, mettendo seriamente a rischio la sua vita.
La moglie aveva dovuto affrontare da poco un trapianto e quindi era immunodepressa, ma al marito non importava molto delle sue condizioni. Ha pensato di metterla in grave pericolo durante la quarantena, continuando a frequentare l’amante, pretendendo addirittura che la donna accettasse la condizione di bigamia, “come se fosse una cosa normale”, imponendo anche in casa la presenza dell’amante. La moglie, ovviamente, umiliata dal comportamento dell’uomo che aveva sposato, non ha mai acconsentito a questa situazione, ricevendo, per tutta risposta, offese, minacce e botte. Tanto che alla fine il pubblico ministero Roberto D’Angelo l’ha indagato per stalking e lesioni personali aggravate.
I due coniugi, entrambi sulla cinquantina, si erano sposati all’inizio del Duemila. La donna era sempre stata cagionevole di salute, aveva subito un primo trapianto diversi anni fa e l’ultimo di recente, dopo oltre dieci anni di cure giornaliere in ospedale. Oltre alle sue condizioni di salute la donna ha dovuto affrontare anche la violenza psicologica e fisica del marito. Non era passato molto tempo dal matrimonio che l’uomo si era invaghito di un’altra donna ma senza avere intenzione di chiudere il suo matrimonio. Anzi, aveva imposto alla moglie la sua condizione di bigamia e pretendeva che questa non facesse storie quando lui si incontrava con l’altra.
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La relazione extraconiugale andava dunque avanti da anni, in parallelo con il suo matrimonio e le cose forse sarebbero rimaste immutate se a tutto questo non si fosse aggiunto anche il coronavirus. Il lockdown di marzo aveva costretto il marito a chiudersi in casa con la moglie, ma l’uomo, visto che la situazione gli andava particolarmente stretta, ha deciso comunque di uscire ogni giorno per incontrarsi con l’amante. La moglie soffriva per la situazione, mentre lui pretendeva che lei accettasse la sua relazione extraconiugale come se «fosse una cosa normale». E come se non bastasse, se uscire di casa durante il lockdown non fosse stato abbastanza pericoloso, il marito oltretutto non aveva alcun riguardo nemmeno in merito alle minime indicazioni per evitare il contagio. Le cose hanno iniziato a peggiorare durante la convivenza forzata con la coniuge. La donna gli aveva chiesto in lacrime di avere rispetto per lei e di telefonare a “quell’altra” almeno quando non era presente. La reazione dell’uomo era stata di una violenza inaudita. L’uomo aveva iniziato a colpirla con dei pugni sulla testa, minacciando di ucciderla senza pietà se non l’avesse finita di fare quelle richieste.
La situazione è andata sempre peggiorando. L’uomo ad un certo punto aveva deciso che in quella casa sarebbe dovuta venire a vivere l’amante e che quindi la moglie sarebbe dovuta andar via. La coniuge naturalmente non aveva nessuna intenzione di andarsene e si era opposta con forza a quella richiesta assurda. Il marito, in risposta, aveva così iniziato a minacciarla: «Ti farò vivere male, non me ne frega niente di quello che hai avuto, non dormirai più alla notte, devi dormire sveglia perché altrimenti ti farò male. Devi andartene di casa».
Dopo aver mosso una minaccia di tale portata, l’uomo aveva iniziato a colpire la moglie, tanto da provocarle un trauma facciale. A quel punto la donna si era rivolta al pronto soccorso, da cui era stata dimessa con 5 giorni di prognosi, e poi alla Procura, presentando denuncia.
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