Coronavirus: a Berlino riaprono le case chiuse, ma il sesso è vietato

A Berlino dalla settimana scorsa le case chiuse hanno ripreso la loro attività, ma con qualche limitazione. I rapporti sessuali in senso stretto saranno ancora vietati, almeno fino al primo settembre. Inoltre, sempre per garantire un maggiore tracciamento a causa del coronavirus, i clienti devono riempire un modulo con le generalità, conservato in una busta sigillata nel rispetto della privacy.

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(Foto di Odd Andersen, da Getty Images)

A Berlino riaprono i battenti anche le attività lavorative che prevedono, per così dire, un contatto ravvicinato tra professionista e cliente. Le case chiuse, che avevano dovuto interrompere le loro attività a causa del coronavirus, hanno riaperto la scorsa settimana, ma con alcune limitazioni. I contagi in Germania, infatti, continuano a crescere, e non sembra il momento di abbassare la guardia. A restare in vigore è innanzitutto una limitazione: saranno proibiti i rapporti sessuali almeno fino al primo settembre. I clienti delle case chiuse, infatti, dovranno accontentarsi di massaggi erotici e saranno sottoposti all’obbligo di mascherina. Inoltre, sarà necessario registrarsi, lasciando le proprie generalità all’interno di un modulo conservato in una busta sigillata, per garantire il rispetto della privacy. Questo consentirà di rintracciare, qualora ce ne fosse bisogno, possibili contagiati.


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Jana, sul coronavirus dice: “Non ho nessuna paura”

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(Foto di John Macdougall, da Getty Images)

Si direbbe una buona notizia per chi lavora nel settore, sia perché è ora in grado di riprendere la propria attività, sia perché, attraverso una regolare registrazione, può sentirsi più tutelato a livello sanitario. Queste misure sono rese possibili dal fatto che in Germania la prostituzione è legale, e regolata ormai da anni. Un settore che include circa 40mila persone registrate come operatrici del sesso, a cui viene garantito un contratto di lavoro e misure di sicurezza sociale, che ora diventano anche sanitarie.


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Durante i mesi di lockdown, infatti, in molti avevano optato per lavori in nero, scatenando polemiche contro le strette imposte dalle istituzioni. E ancora, a luglio, a Berlino, ha avuto luogo una protesta con decine di prostitute di fronte all’edificio che ospita il Bundesrat, la camera alta tedesca. Ora le case chiuse riaprono, ma tanti sono i nodi ancora da sciogliere (alcuni ineliminabili), come ribadito da Aurel Johannes Marx, imprenditore del settore: “Quello che non funziona è che molti clienti vengono con l’aspettativa di poter fare del sesso. In questi mesi abbiamo registrato perdite a sei zeri e ora dobbiamo investire di più per assicurarci che la struttura soddisfi i requisiti imposti dalla pandemia”. A commentare è anche Jana, 49 anni, intervistata dalla France Presse, che afferma a proposito della paura del contagio: “Quando fai questo lavoro da 20 anni e hai i tuoi clienti fissi, puoi scegliere con chi andare. Se non ti piace, lo rimandi indietro. Non ho nessuna paura“.

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