Porti e aeroporti non saranno provvisti dei tamponi per chi arriva da Grecia, Spagna, Malta e Croazia. L’alternativa è rappresentata da un test sierologico approfondito da effettuare entro 72 ore dal rientro.
Si scatena già il caos attorno alla nuova ordinanza del ministero della salute. Il ministro Roberto Speranza ha disposto l’obbligo di eseguire i tamponi anti-covid a tutti i passeggeri al rientro dai Paesi cosiddetti a rischio. Chiunque raggiunga l’Italia da Croazia, Grecia, Malta e Spagna – sia con gli aerei che con le imbarcazioni – dovrà eseguire il test per scoprire se ha contratto il Coronavirus. Tuttavia, i primi problemi sono già emersi, a causa della mancanza di mezzi a disposizione delle strutture presso le quali arriveranno i viaggiatori.
Sia nei porti che negli aeroporti, infatti, non ci sono abbastanza tamponi per coprire il flusso di persone in arrivo da questi quattro Paesi. E così, nonostante siano già trascorse più di 24 ore dalla pubblicazione della nuova ordinanza, è già scattato il caos. Anche perchè ci sono ancora troppi passeggeri che lasciano gli scali portuali e aeroportuali senza essere controllati. In primis perchè ci si deve ancora attrezzare per far sì che l’ordinanza venga rispettata ovunque. E così, in attesa che arrivino i tamponi, il rischio che ci sia la libera circolazione di gente infetta resta alto.
Come è stato fatto sapere allo stesso ministero, servirà ancora qualche giorno prima che l’ordinanza possa essere rispettata al meglio. C’è chi parla ancora di un’intera settimana, la più calda in quanto è quella che succede il Ferragosto. Sia per il turismo in entrata, con tante persone che raggiungeranno l’Italia per le vacanze. Ma anche per tutti quelli che, superata la settimana clou dell’estate, torneranno a casa dopo essere stati in uno di questi quattro Paesi. E nel frattempo, anche i governatori di regione sembrano quasi mettere i bastoni tra le ruote al Governo.
Finora sono appena cinque le regioni che si sono adeguate all’ordinanza resa nota dal ministro Speranza. Si tratta della Liguria, della Sardegna, del Veneto, del Piemonte e del Lazio. In queste cinque regioni sono già state attivate 16 postazioni drive-in: qui, chi rientra dai quattro Paesi, deve recarsi per eseguire i test. Per il resto, ci sono solo posizioni in contrasto. Come in Emilia Romagna, dove non c’è obbligo di isolamento fiduciario in attesa dell’esito dei tamponi. Niente obbligo di quarantena anche in Lombardia, dove vige comunque l’obbligo di distanziamento e dell’uso della mascherina.
Ma nel frattempo escono dati allarmanti, in merito alla circolazione nel nostro Paese di persone transitate dai quattro Paesi a rischio. L’allarme arriva dalla Fiavet (Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo), soprattutto in merito ai tamponi. In particolare, il riferimento è agli aeroporti milanesi: “Non si possono fare perché a Malpensa c’è un posto di pronto soccorso e non un ospedale per la diagnostica”. A quanto pare, però, si tratta di “una situazione estendibile a tutta Italia”. Il motivo è presto detto ed è svelato sempre da Fiavet in collaborazione con Usmaf: “Non ci sono aeroporti dove si possano fare accertamenti con tamponi, a meno di piccolissimi scali con 100 passeggeri al giorno, non certo i 6.000 previsti nel periodo di Ferragosto tra Malpensa e Linate“.
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Ricordiamo che esiste un rimedio alternativo all’esecuzione dei tamponi per i soggetti in arrivo dai quattro Paesi considerati a rischio. Per tutti quelli che, all’arrivo al porto o in aeroporto, non vengono controllati, possono eseguire un test entro 72 ore dopo il loro approdo. Si tratta di un test sierologico approfondito, i cui risultati vengono forniti entro poche ore. Un modo comunque efficace per rintracciare le eventuali persone positive al Coronavirus. Ma nel frattempo non si arresta il rischio che i soggetti infetti possano entrare in contatto con altre persone.
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