Perdonare è un dono… ma non solo per chi lo riceve! Ecco come Gesù ci indica come perdonare renda liberi dalle prigioni interiori
Ss. Ponziano e Ippolito (mf); S. Giovanni Berchmans
19.a del Tempo Ordinario
Proclameremo le tue opere, Signore
Ez 12,1-12; Sal 77; Mt 18,21 – 19,1
Di giorno, davanti ai loro occhi, emigrerai.
Dal libro del profeta Ezechiele 12,1-12
Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, tu abiti in mezzo a una genìa di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una genìa di ribelli. Tu, figlio dell’uomo, fatti un bagaglio da esule e di giorno, davanti ai loro occhi, preparati a emigrare; davanti ai loro occhi emigrerai dal luogo dove stai verso un altro luogo. Forse comprenderanno che sono una genìa di ribelli. Davanti ai loro occhi prepara di giorno il tuo bagaglio, come fosse il bagaglio di un esule. Davanti a loro uscirai però al tramonto, come partono gli esiliati. Fa’ alla loro presenza un’apertura nel muro ed esci di lì. Alla loro presenza mettiti il bagaglio sulle spalle ed esci nell’oscurità. Ti coprirai la faccia, in modo da non vedere il paese, perché io ho fatto di te un simbolo per gli Israeliti». Io feci come mi era stato comandato: preparai di giorno il mio bagaglio come quello di un esule e, sul tramonto, feci un foro nel muro con le mani. Uscii nell’oscurità e sotto i loro occhi mi misi il bagaglio sulle spalle. Al mattino mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, non ti ha chiesto la casa d’Israele, quella genìa di ribelli, che cosa stai facendo? Rispondi loro: Così dice il Signore Dio: Questo messaggio è per il principe di Gerusalemme e per tutta la casa d’Israele che vi abita. Tu dirai: Io sono un simbolo per voi. Quello che ho fatto io, sarà fatto a loro; saranno deportati e andranno in schiavitù. Il principe che è in mezzo a loro si caricherà il bagaglio sulle spalle, nell’oscurità, e uscirà per la breccia che verrà fatta nel muro per farlo partire; si coprirà il viso, per non vedere con gli occhi il paese».
Parola di Dio.
R. Proclameremo le tue opere, Signore.
Si ribellarono a Dio, l’Altissimo,
e non osservarono i suoi insegnamenti.
Deviarono e tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato. R.
Lo provocarono con le loro alture sacre
e con i loro idoli lo resero geloso.
Dio udì e s’infiammò,
e respinse duramente Israele. R.
Ridusse in schiavitù la sua forza,
il suo splendore in potere del nemico.
Diede il suo popolo in preda alla spada
e s’infiammò contro la sua eredità. R.
Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
+ Dal Vangelo secondo Matteo 18,21- 19,1
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.
Parola del Signore.
Quanto Dio ci chiede di perdonare? Nella Bibbia è scritto che perfino un uomo giusto, un santo, pecca sette volte al giorno: nessuno è senza peccato. Proprio per questo Gesù ci chiede non di perdonare solo chi è buono, ma anche chi non lo è, e in maniera illimitata, “settanta volte sette”, cioè senza tenere il conto.
Lo stesso “conto” che Dio non tiene con noi e ce lo spiega con questa parabola. Un uomo doveva al suo padrone una cifra illimitata, ma alla supplica di quell’uomo, il padrone si commuove dal profondo del cuore e gli condona il debito. Una cosa grandiosa, che al giorno d’oggi non è praticamente possibile! Quell’uomo ora è libero! Ma cosa fa? Appena gli è stato annullato questo enorme debito incontra un altro uomo, che gli doveva una piccolissima cifra… E lo manda addirittura in prigione!
La prigione è quella del non sentirsi perdonati, del rifiuto, in cui mettiamo in primis chi non riusciamo a perdonare.
Così il padrone, venuto a sapere dell’accaduto, fa in modo che quell’uomo profondamente ingiusto venga messo alle stregue degli aguzzini, e ritira il condono del debito, che ora dovrà restituire tutto.
Quell’uomo ha ricevuto il dono più grande: la libertà, il sollievo e la leggerezza di cuore che ci dà solo il sentirci a posto con la coscienza, il sentici perdonati profondamente da Dio. Però non ha imparato con gratitudine la lezione e non ha capito quanto non per merito sia stato perdonato, ma per un atto d’amore che era tenuto a dare a sua volta.
Perché perdonare? Perché Dio ci perdona sempre. Perdonare è importante perché libera dalle prigioni interiori noi e coloro ai quali doniamo il perdono. Ciò che Dio ci dona di buono, come nella parabola dei talenti, anche questa parabola ci insegna a donarlo. Il dono infatti è gratuito e non prevede meriti. Il merito c’è se impariamo a donare a nostra volta.
Ricevere il perdono è ricevere amore, e perdonare è la nostra possibilità di amare: se sbagliando si impara a non sbagliare, perdonando si impara ad amare.
Disse Gesù della peccatrice pentita: “Perciò, io ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama” (Lc 7, 47). E’ ricevendo e dando il perdono, quindi, che si impara a ricevere e dare amore.
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